Riassunto
[Esce oggi su Libero]
Chi ha letto le due pagine di Libero del 14 gennaio scorso che si aprivano con i titoli: “Inquisizione; Processate l’autore che scrive su Libero”; “In un incontro pubblico Paolo Nori dovrà spiegare perché firma per noi al critico Cortellessa”, pagine nelle quali si diceva che a Roma, alla libreria Giufà, era stata organizzata per stasera “una cialtronesca iniziativa nella quale si voleva mettere al rogo Paolo Nori”, chi ha letto quelle pagine, dicevo, credo non abbia potuto fare a meno di chiedersi: “Ma Nori, perché ci va? Perché va a farsi processare? Perché va a farsi mettere al rogo?”. Forse le cose non stanno proprio così. Riassumo, brevemente, quel che è successo.
Quando, qualche mese fa, si è saputo che io avevo deciso di collaborare con Libero, ci sono state diverse reazioni, tra le quali la più, diciamo così, evidente, è stata quella di Andrea Cortellessa, che era piuttosto contrario alla mia decisione di collaborare con Libero e che mi ha chiesto, in forma pubblica e in forma privata, di rinunciare a questa collaborazione, perché secondo lui (semplifico) Libero veicola una linea politica che non si po’ condividere.
Io ho detto a Cortellessa che, da parte mia, non condivido la linea politica di Libero, ma che credo che questo non sia un motivo per rifiutarmi di scriverci sopra, anche perché nessuno mi ha chiesto di condividerla, quella linea politica: la mail con la quale Francesco Borgonovo mi invitava a collaborare si apriva con le parole “Sappiamo che politicamente non la pensi come noi”.
Mi è sembrato che questa iniziativa di Borgonovo, aprire le pagine culturali di un giornale, semplifichiamo, di destra, anche a chi non è di destra, fosse una cosa intelligente, e ho deciso di accettare il suo invito.
E qui la cosa poteva finire.
Solo che, a parte Cortellessa, anche altri mi hanno manifestato il loro stupore, per il fatto che io collaboravo con Libero.
Una persona che ha visto, su Libero, una mia foto, con una maglietta nera con il simbolo del festival dei poeti di Seneghe stampato sul petto mi ha detto “Ma Paolo, ma avevi una maglietta con la croce celtica”. Un lettore, molto simpatico, devo dire, mi ha scritto che a collaborare con Libero si va all’inferno. Devo dire che ho ricevuto anche mail di persone che erano d’accordo con me e qualcuno mi ha anche scritto che sarebbe stato stupito se avessi rifiutato l’invito di Borgonovo.
A questa cosa, comunque, in queste settimane ho continuato a pensare, e di questa cosa ho continuato a discutere, con Cortellessa, con Maria Teresa Carbone, del Manifesto, che ha accettato di coordinare il dibattito di stasera, con Michele Sisto e con altri, prevalentemente sulla questione del testo e del contesto.
Come mai, mi sono chiesto, Libero crea un contesto talmente forte da trasformare, agli occhi di un lettore di sinistra, un testo come il simbolo di un festival di poesia in una croce celtica? E come mai una persona intelligente e preparata come Cortellessa ha, nei confronti di certi giornali, un preconcetto che non solo gli impedisce di leggerli, ma che gli fa ritenere che una persona come si deve dovrebbe guardarsi da avere contatti con loro? E quali sono, nel Galateo di Cortellessa, gli altri giornali o le televsioni o le industie editoriali (o le persone) che bisogna evitare? E il contesto contemporaneo si può in qualche modo comparare con dei contesti, che abbiamo studiato, dove sembra che succedesse che pubblicare per delle riviste ufficiali, collegate al partito che era al potere, significava, in pratica, entrare a far parte della nomenklatura?
Qualche settimana fa, alla fine di una serie di mail che ci siamo scambiati con Cortellessa, ci è sembrato che di questi temi sarebbe stato interessante parlare in pubblico, e abbiamo chiesto alla libreria Giufà di ospitarci, e i librai della Giufà, gentilissimi, hanno assecondato la nostra richiesta; salvo poi, l’altro giorno, vedersi recapitare una mail dal signor Elio, di Cremona, dove c’era scritto che “ospitare un dibattito sulla collaborazione con “Libero” è un’iniziativa degna dei censori nazisti o stalinisti” e che, accettando di ospitare il dibattito, i librai avrebbero dimostrato la “ristrettezza e l’ottusità di ragionamento di parte”; questo è successo il giorno in cui erano uscite le due pagine di Libero nelle quali si parlava di inquisizione, di processo all’autore che scrive su Libero, e del fatto che io sarei stato convocato a Roma per spiegare al critico Cortellessa il motivo delle mie azioni.
Invece, riassumendo: stasera non ci sarà nessun processo; tra gli organizzatori dell’iniziativa cialtronesca ci sono anch’io; non credo sia cialtronesca affatto, l’iniziativa. E stimo abbastanza Andrea Cortellessa per essere curioso delle sue ragioni anche quando mi sembra che prenda delle cantonate.
E vorrei finire con una cosa che mi gira in testa da quando questa storia è cominciata, un passo della Mossa del cavallo di Šklovskij, quello dove Šklovskij dice che “I crociati, alla prima crociata, scambiavano per Gerusalemme tutte le città che incontravano”. Ecco, se io cerco dei nazisti, o degli stalinisti, mi è venuto da pensare, magari va a finire che scambio per nazisti o per stalinisti tutte le persone che incontro.