Rapporto su me stesso

mercoledì 5 Agosto 2009

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Quando Laurence se ne andò, proprio il giorno dopo la bambina si ammalò; un anno più tardi le operavano un’uretere di troppo che rischiava di rovinarle i reni. Nel frattempo ogni mese all’ospedale Necker era costretta a sottoporsi a punture che le rompevano le vene troppo sottili delle braccia, dei piedi o della fronte, per riuscire a far colare in una provetta pochi millilitri di sangue in modo da poterlo analizzare. Mentre le tenevo le mani e le parlavo in continuazione, lei urlava. Una volta un’infermiera, stanca e maldestra, voleva tagliarle la carotide per fare più in fretta. Dovetti litigare per impedirglielo.

Di quel periodo della sua vita, nostra figlia sa solo quello che le abbiamo detto sua madre e io. Di tanto in tanto si dimostra curiosa e bisogna raccontarle quel che ha vissuto e di cui non conserva alcun ricordo, benché la sua memoria non abbia dimenticato nulla dell’esperienza della morte che fece in quell’occasione. Quando penso a ciò che questo può significare vorrei fare a pezzi la terra e il cielo.

[Grégoire Bouillier, Rapporto su me stesso, traduzione Paola Vallerga, Milano, Isbn 2009, p. 33 ]