Questa cosa
Perché questa cosa, come vi ho detto, io la leggo quasi sempre, quando vado in giro a leggere, e due anni fa l’ho letta al festival di Santarcangelo, dove leggevo una cosa tutti i giorni e come prima cosa, prima di tutto, ho fatto come stasera, ho letto questo pezzetto e il giorno dopo gli organizzatori mi han detto che quando ho detto figa per la prima volta c’è stata una mamma che si è alzata ha preso per mano la sua bambina l’ha portata via.
Che allora io il secondo giorno mi sono sentito di dire che, essendo io di Parma, noi, a Parma, figa, cioè non intendiamo proprio la figa, no, non è una sineddoche, è un intercalare, noi figa lo usiamo come intercalare, non so, se c’è caldo, noi a Parma diciamo «Figa, che caldo», oppure, se c’è freddo, noi a Parma diciamo «Figa, che freddo», oppure se non c’è né caldo né freddo, noi a Parma diciamo «Figa, che tempo», che dopo, a pensarci, questa cosa c’entra forse anche un po’ con questa trasmissione cioè non è una divagazione così, estemporanea, perché il posto da dove abbiam cominciato, con questa trasmissione che state guardando, se la guardate, abbiamo cominciato da Parma, che è una città della quale credo abbiate sentito parlare tutti, ci sono anche dei libri, La certosa di Parma, Giallo Parma, c’è anche Fra Salimbene, da Parma, e Riccio da Parma, che ha fatto la disfida di Barletta, in rappresentanza di Parma, c’è il parmigiano reggiamo, e il prosciutto di Parma, c’è l’unione Parmense degli industriali e Parma è anche, in russo, il nome di un pesce, il pesce Parma.
[dalla bozza di una trasmissione televisiva che si dovrebbe chiamare Il mondo è pieno di gente strana]