Quelli della decrescita felice
Son stato in centro, a Bologna, in bicicletta, sabato scorso, come son sbucato su piazza del Nettuno ho visto un gruppo di persone che si facevano una foto, in fila, con al centro un signore un po’ grasso in completo blu con una cravatta arancione, e una signora vestita di bianco con un vestito lungo, non l’ho guardata benissimo, stavo andando, ma sembrava il classico vestito da sposa. E m’è venuto in mente, non tanto la sposa, ma lo sposo, che quel vestito lì l’aveva comprato nuovo, e la cravatta nuova, era di un arancione che si vedeva che era nuova, e che probabilmente non se la sarebbe mai più messa in vita sua, e la camicia nuova, e le scarpe nuove, e la cintura, probabilmente, vuoi metterti una cintura vecchia con tutto il resto nuovo?, ma no, nuova anche la cintura, e ho pensato che io, adesso io non ho in previsione nessun matrimonio, ma c’è un mio amico che si sposa in settembre, a Firenze, probabilmente li sposa Renzi, porca puttana, e io, adesso non per Renzi, che non mi interessa, cioè un po’ mi dispiace, ma pazienza, al limite sto a casa, ma se ci andassi, io, ci andrei con una giacca che aveva mio padre alla mia comunione.
Anche se, ho pensato, se tutti facessero come me, l’industria dei vestiti da matrimonio, collassa. Quindi la cosa che dovrei fare, probabilmente, se fossi un bravo cittadino, sarebbe comprarmi un vestito da matrimonio anche se al matrimonio resto a casa. Solo che poi, se facessi così, chi li sente quelli della decrescita felice? Come fai sbagli. Tanto vale che fai come ti piace. Quindi io il vestito, lo dico subito, magari ci vado, ma il vestito non me lo compro. Giacca che aveva mio babbo alla comunione di mio fratello, non mia, prima ho detto mia mi sono sbagliato, non mia, di mio fratello, quaranta anni fa.
[Uscito ieri su Libero]