Quella parola che si chiama legge

venerdì 26 Luglio 2013

montaldi, autobiografie della leggera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo è il lamento di un uomo che grida vendetta alla società perché verso di me fu ingiusta e anche verso mio nonno e mio padre loro non avevano la capacità di descriverla la sua lunga odissea della vita pensai io a metterla in luce e lasciarla in eredità alle nuove generazioni perché se ne facciano un concetto di quello che avviene nella società è solo l’oro che fa commettere gli errori verso quella parola che si chiama legge.
Ma il progresso continua e giunto alla meta via preti via frati via guardie cosa sono le guardie sono figli del popolo ed una lunga catena di magnacci per dissanguare il popolo e far divertire i borghesi i baroni i conti si servirono ancora dei figli del popolo per farne di suo scudo chiamandoli bravi e dai bravi nacquero i cavaglieri d’avventura nacquero le guardie ed infine i soldati coi soldati imposero le leggi per soffocare gli scandali fecero fare le guerre dopo le guerre fu la nascita dei partiti e dai partiti vi fu il fiore dei traditori che non termina mai da rifiorire.

[Orlando P., Descrizione della mia vita, in Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Milano, Bompiani 2012, p. 239-240]