Quand une marquise
C’è una vecchia canzone francese, penso di Charles Trenet, che faceva: “Quand une marquise / rencontre une autre marquise / qu’est-ce qu’elles se disent? / Des histoires de marquises”.
Così è anche dei nonni. S’incontrano e subito si mettono a raccontare storie di nipotini, il mio ha fatto questo, la mia ha detto quest’altro. L’oggettivo interesse della “storia” non ha la minima importanza, nessuno dei due si aspetta che l’altro vada in estasi. È piuttosto come una sorta di complicità sentimentale, come avviene tra ragazze che si bisbigliano confidenze amorose; e anche una quieta esibizione di appartenenza, come tra ex alunni di Oxford o Cambridge che portano la cravatta dello stesso college. In sostanza: io sto a sentire la piccola delizia che hai pronta tu e in cambio tu starai a sentire la piccola delizia che ho pronta io.
Ma conviene comunque tenere le orecchie aperte senza pregiudizi, perché talvolta la delizia è davvero una delizia. Il nonno seduto accanto a me mi racconta che la sua nipotina partecipava alla recita di fine anno della scuola, variazioni su Alice nel paese delle meraviglia.
Nonno: «E tu che parte fai?».
Bambina: «Faccio la cozza».
Nonno: «E cosa devi dire come cozza?»
Bambina: «Oh be’, sai, le cose che di solito dicono le cozze».
Carlo Fruttero, Mutandine di chiffon. Memorie retribuite, Milano, Mondadori 2010, pp. 226-227