Qualche giorno dopo
Qualche giorno dopo, sto camminando in città poco prima che cali la notte e passo accanto a un uomo che parla animatamente con la sua bambina di circa tre anni. Lui parla svizzero-tedesco, e lei parla e argomenta in un’altra lingua, la lingua di sua madre, probabilmente. Poiché passando saluto, il padre mi dice: «A casa non ci vuole venire, vuole rimanere qui», e io dico «Infatti, si dorme bene qui», e ora lei ha un alleato e mi parla in quella lingua sconosciuta e sorride, e raggiante guarda anche suo padre. E benché io non la capisca, tra noi due si istaura una specie di intesa. Prende per mano il padre e se ne va con lui, si gira e mi saluta con la mano, siamo alleati, da me si sente capita, anche se molto probabilmente sa che io non capisco la sua lingua.
[Peter Bichsel, Quando sapevamo aspettare, traduzione di Anna Allenbach, Bologna, Comma 22 2011, pp. 70-71]