Provvisorio

venerdì 23 Ottobre 2009

Quando facevo l’università, alla fine degli anni ottanta, a Parma, giravano delle voci che volevano che Sanin fosse un romanzo di un erotismo esplicito e estremo.

All’epoca, a Parma, per via del fatto che Sanin era difficile da trovare (l’ultima edizione italiana, del 1946, era esaurita da tempo), uno cercava di immaginarsi cosa volesse dire quell’erotismo esplicito e estremo, e ci si immaginavano delle cose che non avevano nessuna base concreta se non il confronto con la narrativa dell’epoca che i manuali di Storia della letteratura russa avvicinavano a Sanin, come quella di Andreev , che aveva dedicato anche lui una parte della sua opera a dei temi espliciti e estremi, come si leggeva nelle monografie a lui dedicate, in particolare nella novella L’abisso, novella nella quale un ragazzo e una ragazza, innamorati, passeggiano, parlando d’amore, «impacciati e reticenti come si conviene a due bravi ragazzi borghesi impastati di falsa morale vittoriana e che sanno dell’amore solo ciò che dicono i poeti» , quando, d’un tratto, incontrano una banda di malviventi, che picchiano il ragazzo, facendolo svenire, e violentano la ragazza. Il fidanzato, quando si sveglia, cerca di rianimare la fidanzata, «si dispera, poi, vinto da un desiderio ripugnante alla sua coscienza, ma sempre più irrefrenabile, la violenta a sua volta» .

[Inizio provvisorio della prefazione a Sanin, di Arcybašev, in uscita per UTET]