Piuttosto

domenica 14 Settembre 2014

Piuttosto
discorso sulla Regina Elisabetta
pronunciato a Modena
il 12 settembre 2014
nei chiostro della biblioteca Delfini
dentro il Festivalfilosofia

Buongiorno, io mi chiamo Paolo Nori, sono di Parma, scrivo dei libri, e mi piace anche leggerli, ad alta voce, e stasera, come sapete, mi han chiesto di leggere l’inizio di un libro che non l’ho scritto io, l’ha scritto Alan Bennet, La sovrana lettrice, si intitola, che è la regina d’Inghilterra, Elisabetta, che è la protagonista del libro e è anche la protagonista di molte altre cose, in Inghilterra, per esempio la sua faccia è uno dei simboli più conosciuti della simbologia dei Sex Pistols, con una spilla da balia che le attraversa il labbro e le svastiche negli occhi, un simbolo ideato da Jamie Reid che doveva esser qui oggi a parlarne, dopo la lettura della Sovrana lettrice, con Marco Pierini, invece non è potuto venire, come vi dirà Marco, che ci sarà lui poi dopo a parlare, ma prima io leggo La sovrana lettrice, e prima di legger La sovrana lettrice mi han chiesto di fare un brevissimo discorso sulla Regina d’Inghilterra che sarà proprio brevissimo perché, come potete immaginare, io della Regina d’Inghilterra non ne so niente.
Io l’unica cosa che vorrei dire è che in Italia, una come la Regina d’Inghilterra, a parte il papa, che però quello lì non è neanche in Italia è un’altra cosa, ma a parte lui una come la Regina d’Inghilterra, non c’è mica, mi è venuto da pensare, l’unica figura che ci si avvicina è il presidente della repubblica, solo che poi, chi sarà stato il presidente della repubblica quando è salita al trono la regina Elisabetta, mi sono chiesto, Giuseppe Saragat?, mi sono risposto, solo che sono andato a vedere, la regina Elisabetta è salita al trono nel 1952, non era presidente Saragat, era presidente Luigi Einaudi, e dopo di lui prima di arrivare a Giuseppe Saragat ci son voluti anche Giovanni Gronchi e Antonio Segni.
Be’, ecco, io, ho provato a pensare se un cantante italiano contemporaneo, un punk, non so, Joe Squillo, avesse fatto una canzone dedicata a Giovanni Gronchi, o a Giuseppe Saragat, o a Antonio Segni, o a Luigi Einaudi, e se un disegnatore italiano contemporaneo, non so, Forattini, avesse preso una foto di Giuseppe Saragat, ci avesse messo la spilla da balia nel labbro e gli avesse disegnato due svastiche negli occhi, noi, a guardarlo, cosa avremmo pensato?
Io non avrei riconosciuto né Einaudi, né Gronchi, né Segni, né Saragat, e come me tanti altri credo, che Einaudi, per dire, son pochi, secondo me, quelli che conoscono più Luigi Einaudi di suo figlio Giulio, forse l’unico è un oste qui di Modena che si chiama Ermes che quando il noto pittore Giuliano della Casa gli ha portato a pranzo Giulio Einaudi, quando poi gli ha chiesto «Èt vist, Ermes, chi to portè?», lui Ermes deve aver risposto, «O vist, at m’è portè al fiol dal president», scusate io lo dico in parmigiano ma credo che ci capiamo, tra parmigiano e modenese, come l’italiano e lo spagnolo.
No, io di quei presidenti lì, di Saragat, per esempio, l’unica cosa che so è che si diceva che era uno che gli piaceva bere, me l’ha detto mia mamma e me lo diceva con un tono come per dire Poverino.
Di Segni, per esempio, anche di Segni io l’unica cosa che so è anche quella una cosa che mi ha raccontato mia mamma che mi ha raccontato che una volta, a Parma, quando era presidente della repubblica Segni c’era un comunista di Parma che gli piaceva molto l’Unione Sovietica diceva che in Unione Sovietica te entravi in un negozio dicevi «Kruščëv», e ti davan da mangiare senza bisogno di pagare, e un italiano lì a Parma che l’Unione Sovietica si vede non gli piaceva gli aveva risposto gli aveva detto «E va be’, ma che discorsi, anche in Italia, te entri in un negozio dici Segni!, e ti dan da mangiare senza bisogno di pagare», ma son cose così, cioè son cose, come fai, non son cose sulle quali costruire delle canzoni, non so, adesso qui siamo a Modena, se l’Equipe 84 avesse fatto una canzone, Dio salvi Giuseppe Saragat, che canzone sarebbe stata?, non suona bene, fin dal titolo, non suona bene, e non solo a Modena, a Parma, per dire, che la conosco meglio, anche se a Parma però, è una cosa, un po’ complicata, perché io, Parma, c’è questa idea che Parma sia una città con una grande inclinazione musicale, «Una sinistra inclinazione musicale», scrive Bruno Barilli dentro un suo libro, ed è vero, probabilmente, Parma è una città che con la musica ha molto a che fare, solo che, se si guarda l’Emilia, nel suo complesso, i cantanti, prendiamo per esempio i cantanti o i cantautori o i gruppi di Bologna Modena Reggio Emilia: Guccini, Dalla, Morandi, Carboni, Luna pop, Cremonini, Bersani, Ligabue, Vasco Rossi, Modena City Ramblers, CCCP, Offlaga disco pax, Equipe ottantaquattro, I nomadi, CSI, Cisco, Ferretti, Zucchero, Mingardi, PGR, I ladri di biciclette, Irene Fornaciari, Paolo Belli, Giardini di Mirò, Nek, Pavarotti, Üstmamò, Skiantos, Stadio, il fratello di Ligabue, il figlio di Morandi, Caterina Caselli, Orietta Berti, Iva Zanicchi, Mara Redeghieri, Pierangelo Bertoli, Beppe Starnazza, Astro Vitelli e molti altri che non mi ricordo.
A Parma, chi c’è?
I corvi, e Scialpi.
Che, non so, i Corvi avrebbero potuto forse fare una canzone intitolata Dio salvi Giovannni Leone e Scialpi una canzone intitolata Dio salvi Oscar Luigi Scalfaro, e questo, alla fine, era quello che avevo da dire della Regina Elisabetta, e io, se siete d’accordo, secondo me è meglio se leggiamo Alan Bennet, piuttosto.

Pd (post dictum, se così si può dire): Leggo dall’edizione Adelphi nella traduzione di Monica Pavani e volevo dire che, se qualcuno di voi sa l’inglese, si accorgerà, per il modo in cui pronuncio i nomi e i termini inglesi che ci sono nel testo, che io non lo, e se qualcuno non sa l’inglese, volevo dirgli che il modo giusto di pronunciare i nomi e i termini inglesi che ci sono nel testo non è mica il mio. Comincio.