Parmigiani e 5 stelle
Noi parmigiani, delle volte, pensiamo che essere i primi sia una cosa che, un po’, ci vien naturale: si dice Parmigiano Reggiano, non Reggiano Parmigiano, e non potrebbe essere altrimenti, sembra a noi parmigiani. Nel 1545, quando il papa Paolo III crea, per suo figlio Pier Luigi, un ducato, lo chiama ducato di Parma e Piacenza, non ducato di Piacenza e di Parma, e non potrebbe essere altrimenti, sembra a noi parmigiani. Recenti studi, pubblicati sulla stampa parmigiana, attestano senza ombra di dubbio che il più antico giornale d’Italia è La gazzetta di Parma, non la Gazzetta di Mantova, e non potrebbe essere altrimenti, pensiamo noi parmigiani. E sulla Gazzetta di Parma, qualche anno fa, era comparso un articolo che diceva che erano stati scoperti degli antichissimi documenti che avrebbero dimostrato che la più antica università del mondo non era, come si era pensato, erroneamente, fino ad allora, l’università di Bologna, o quella di Parigi, no, era quella di Parma. Noi parmigiani, io, per esempio, come parmigiano, il prosciutto San Daniele io non so neanche se esiste. Fan dei proscutti, a San Daniele? Con quel freddo lì che c’è là in Friuli? Ma saran buoni? Non lo so.
Allora, per forza, quando per la prima volta, in Italia, succede che un candidato di un movimento popolare nato in rete e che si ispira a un notissimo personaggio dello spettacolo e che aspira a cambiare la grammatica della politica, come il Movimento 5 Stelle, quando succede che un candidato del Movimento 5 Stelle per la prima volta, in Italia, abbia buone possibilità di diventare sindaco di un capoluogo di provincia, a noi parmigiani sembra normale che la cosa succeda a Parma. E dove doveva succedere? A San Daniele? Solo che, noi parmigiani, io, come parmigiano, mi piace tenermi informato, allora l’altro giorno sono andato in rete e ho scaricato il programma del Movimento 5 Stelle di Parma, e l’ho consultato e poi ho scritto un post che ho messo anch’io in rete, che la rete ha di bello che la possiamo usare tutti, e il post era questo:
La parte dedicata alla cultura del programma per le comunali del Movimento 5 stelle di Parma (che viene dopo la parte dedicata alla Democrazia diretta e trasparenza, dopo quella dedicata alla Connettività, dopo quella dedicata a Ambiente e rifiuti, dopo quella dedicata all’Acqua pubblica, dopo quella dedicata all’Agricoltura, all’Energia, all’Urbanistica, alla Mobilità, al Lavoro, alle Imprese, all’Artigianato e Commercio, al Turismo, al Bilancio e partecipate, all’Ed. civica e reti sociali, alla Immigrazione, al Sociale, alla Scuola, alla Salute e Sport, e prima di quella dedicata alla Sicurezza) la parte dedicata alla cultura, dicevo, comincia così:
«È necessario avere a cuore la salute culturale della nostra città e dedicarle attenzione pari a quella dedicata ad altri ambiti amministrativi come ad esempio ai lavori pubblici e alle infrastrutture.
Per il settore della Cultura di Parma è doverosa una programmazione a medio termine e programmazioni a lungo, puntando sulla partecipazione e sulla trasparenza.
Non servono particolari slogan o interpretazioni di gestione che puntano solo al consenso elettorale peggiorati da personalismi eccessivi, tralasciando di considerare adeguatamente il senso d’utilità collettiva dell’azione amministrativa».
Ecco, forse sono io, – scrivevo in rete l’altro giorno – ma io, uno che scrive una frase così («Non servono particolari slogan o interpretazioni di gestione che puntano solo al consenso elettorale peggiorati da personalismi eccessivi, tralasciando di considerare adeguatamente il senso d’utilità collettiva dell’azione amministrativa»), io, dicevo, uno che scrive una frase così, io non lo so, che testa può avere.
Uno dei commenti a questo post è stato il seguente «Come al solito solo critiche… mi sarebbe piaciuto vedere anche proposte nella seconda parte dell’articolo… almeno il Movimento 5 Stelle si mette in gioco… te? Perché sia chiaro, nel Movimento 5 Stelle è sempre benvenuta ogni proposta da parte dei cittadini, prova a mandare una proposta!». Io ho subito risposto: «Propongo di scrivere delle cose che si capiscano». E, lo dico senza falsa modestia, questa proposta mi sembra il modo migliore di finire questo, di articoli, rispetto al quale nessuno potrà dire che non ho fatto proposte e non mi son messo in gioco, mi auguro. Anche se so che magari qualcuno troverà lo stesso il modo di criticare, che quando uno scrive un articolo, come al solito solo critiche. Fate ben delle proposte, se siete capaci.
[uscito oggi sul Foglio]