Ottavio

giovedì 8 Gennaio 2009

gianolio2
Molti vanno a ballare, sono bravi ballerini, ma vanno per riempire un vuoto. La solitudine c’è in tutte le categorie, c’è nel separato, nello sposato e nel vedovo. Tante volte è più solo chi vive tra mille persone di chi vive solo. Ci sono personaggi strani che tutte le volte che ballano pensano di avere la libertà di mettere le mani dove vogliono, ma se la donna impara a conoscerli non balla più con loro. Anche se con i loro sistemi pesanti non ottengono i risultati sperati, loro insistono. Non capiscono che a insistere con questa tattica vengono poi messi al margine. Non sono poi stupide queste donne. Cerco di capirli per la loro età, per la loro solitudine, ma una volta uno ha esagerato e ho detto basta! E tutte le volte che mi vedeva mi diceva: ma perché con me non vuoi più ballare? Lo voleva sapere e gli dissi: è perché non ti comporti bene. – Non è vero ti sbagli! Eravamo in mezzo alla gente e non ho voluto replicare, ma si sono sentita stupida. Se non ha capito ciò che ho voluto dire è perché sono troppo buona. A un certo punto si è permesso anche di alzare la voce. Dopo io mi sono mangiata la lingua. Ammetteva di aver allungato le mani, ma secondo lui non c’era niente di strano. Evidentemente per lui era una cosa normale. Un altro uomo che da anni vive solo e per il quale il ballo è importantissimo, perché ha bisogno di compagnia, è Dentini Ottavio.
– Vedi questa camicia – mi dice – Me la sono stirata io, mi lavo e mi stiro da solo. Vieni al mare con me? Ho la roulotte.
– A me piace andare in pensione, se vado al mare mi piace stare comoda. Trovavo fuori delle scuse per non dirgli di no.
– Se vieni al mare con me sarai servita come una regina.
Poi mi invitò a vedere i cardellini che avevano fatto il nido vicino a casa sua. Poi si raccomandò: – Quando vai a casa prendi l’elenco telefonico, lo apri e poi cerchi Dentini Ottavio, mi telefoni e mi dici: come stai Dentini Ottavio? Io ti dirò che sto bene.
Molti uomini si ostinano a ballare con la giacca, anche quando incomincia a far caldo, perché pensano di essere più eleganti, ma non si rendono conto che il calore della giacca si trasmette alla donna causandole enorme fastidio. Incravattato e con la giacca, ballava un tango con me un certo Mario Serafini, che emanava uno strano odore di sottaceti. L’ho immaginato a preparasi la cena da solo adattandosi a quello che aveva di pronto in cucina. Prese a dire che aveva freddo, che il tango sarebbe stato più bello se fossimo stati più vicini. Non osai dirgli che a mantenere le distanze era in primo luogo quello strano odore di sottaceti.

[Carmen Togni, in Alfredo Gianolio, Vite sbobinate e altre vite, pp. 159-161]