Ostalgie

mercoledì 15 Settembre 2010

avanti

Quest’estate, a fine luglio, dovevo andare a vedere uno spettacolo teatrale nel castello di Bazzano. Nell’andare ero passato davanti a una festa dell’Avanti e, saran state le bandiere socialiste, mi ero ricordato di quand’ero un ragazzo, e mi era venuta voglia di cenare alla festa dell’Avanti. Ma bisognava andare allo spettacolo teatrale nel castello di Bazzano. E eravamo andati, e nella piazza di Bazzano mi ero incontrato con della gente che non conoscevo bene, e avevamo preso un aperitivo e avevo cominciato a parlare tanto, come faccio di solito quando sono agitato, e mangiare niente, che volevo tener la fame per la festa dell’Avanti, e poi piano piano mi ero calmato e mi ero messo ad ascoltare, e poi era venuta l’ora di andare allo spettacolo teatrale e c’era tanta gente che c’era da stare in piedi, e avevo visto il primo atto, in piedi, e del secondo atto avevo fatto a meno, e avevo salutato la gente che non conoscevo bene e nel tornare indietro in macchina avevo pensato che la gente che non conosco, non tutti, quelli, non so come dire, puliti, quelli che si lavano e si cambiano i vestiti, come me, e come la maggior parte di quelli che conosco, la gente che non conosco, avevo pensato, mi sembrano sempre più eleganti, più sofisticati, più a loro agio, nel mondo, di me; dopo, quando li conosco, non è vero, stanno male anche loro, avevo pensato, e stavo pensando così che ero già davanti alla festa dell’Avanti, e con la mia amica che era con me ci eravamo fermati alla festa dell’Avanti per mangiare solo che, erano le dieci e mezza di sera, il ristorante era chiuso, allora eravamo andati a prendere una piadina, alla mortadella, e ce l’aveva servita una barista che era una signora con una pettinatura gonfia e le unghie laccate e una polo rosa e un paio di jeans firmati, quei jeans tipici di chi non si mette mai i jeans, dei jeans che sono dei jeans ma è come se non fossero jeans, e un fazzoletto blu al collo della Levi’s, e quella signora sembrava venuta fuori dalla macchina del tempo, e avevamo preso le nostre piadine e ci eravamo messi a guardare la pista da ballo e eravamo rimasti lì un’ora e un quarto, fino alla chiusura, e l’orchestra era fatta da due persone, e il cantante e pianista, che era un signore tondo e calvo, sui sessant’anni, con una camicia beige fuori dai pantaloni neri, passava da Il ballo del qua qua di Al Bano e Romina a I’ve got the Devil in me di Zucchero, e la ballerina e cantante era una signora sui cinquant’anni con un corpetto azzurro con i lustrini e una gonna nera sopra il ginocchio e il cantante a un certo punto aveva detto, rivolto a qualcuno sotto il palco: «Cosa fai, guardi mia moglie? Guarda che ti picchio. Scherzo».
E i ballerini, a ballare i valzer e i tanghi figuravan bene, eran belli, da vedere, a ballare quei balli di gruppo che fanno adesso, tipo alligalli, o western, c’era della gente che confondeva la destra e la sinistra facevano un po’ ridere. Dopo abbiam preso l’ultimo biglietto della pesca e la signora che dava via i biglietti, che aveva sui settant’anni, stava parlando con un suo coetaneo e gli diceva «Ma te ci stai insieme, a quella lì?», e il suo coetaneo rispondeva «No, è una amica», «T’han visto che l’abbracciavi», diceva la signora, e poi guardava il numero che gli avevo dato e diceva «Guarda che lavoro, un premio», e sembrava offesa, che avessimo vinto un premio, e il premio era un detersivo liquido al sapone di Marsiglia e quando ero stato a casa a me era sembrato quello, il vero spettacolo teatrale che avevo visto quella sera, la festa dell’Avanti, e quest’estate dopo ho girato tutte le feste dell’Unità che son riuscito, o feste del partito democratico, come si chiamano adesso (non è strano che le feste dell’Unità abbiano quasi tutte cambiato nome e che le feste dell’Avanti si chiamino ancora feste dell’Avanti?) e alla festa del partito democratico di Casalecchio di Reno davano dei volantini dove c’era scritto «Pur avendo una nuova ed adeguata sede sul territorio, abbiamo ritenuto di organizzare anche quest’anno la Festunità di Ferragosto nella piazza principale di Casalecchio poiché il Partito Democratico vuole essere vicino alla città e soprattutto ai suoi cittadini e perché si sappia che NOI CI SIAMO», e a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, ti servivano dei ragazzi di quattordici anni, e quella che serviva te si chiamava Varvara, e la busta in cui c’erano le posate era sponsorizzata da Bellocchi auto, soccorso stradale, via Berlinguer, 2 – 42021 Corniano di Bibbiano (RE), e il conto del ristorante era sponsorizzato da Arredamenti Gambini, Bibbiano (RE), zona centro sportivo, progettazione e consulenza, e la pista era piena all’inverosimile, ma ancora più piene eran le tribune, c’erano delle tribune per guardar ballare, e sui gonfiabili i bambini saltavan come i grilli e a Villa Sorra, in provincia di Modena, i tovaglioli, per mangiare, eran di stoffa, e sul retro del palco, davanti all’ingresso dei bagni c’era scritto, in grande, QUI GNOCCO FRIT, e c’era una bancarella con i veri cannoli di Catania, e c’era il bancomat portatile, e sulla pista succedeva come alla festa dell’Avanti, che i ballerini quando ballavano i valzer e le polche sembravan seri, e vestiti come si deve, quando ballavano l’alligalli e il western (ho scoperto che in Emilia, in questo momento, c’è una passione per il ballo western, a Rio Saliceto ci sono delle raduni di ballerini western che vengono da tutta Europa, mi hanno detto, e a Reggio Emilia sembra abbiano aperto dei negozi che vendono solo abbigliamento western), quando ballavano i balli di gruppo, i ballerini a me sembrava come se non fossero nei loro panni, come se fosse uno scherzo, come se la festa dell’unità di Villa Sorra, provincia di Modena, si fosse trasformata in una comica, e a Bologna, qualche giorno dopo, il primo e ultimo dibattito che ho visto quest’estate alle feste dell’Unità, o del Partito Democratico, era in occasione della concessione di un premio a Vincenzo Cerami, e c’era un pianista che sarà pesato centoquaranta chili, con una tuta di jeans e una camicia gialla e blu, di cotone grosso, e tutto spettinato, e la ragazza che gli voltava le pagine aveva un vestitino bianco e nero che sembrava che fosse andata a un matrimonio, e Vincenzo Cerami a un certo momento aveva detto che quelli che facevano i graffiti, nel pleistocene, perché facevano i graffiti? Mica perché credevano di essere artisti, mica perché si annoiavano, non c’era mica tanto tempo di annoiarsi, nel pleistocene, facevano i graffiti perché erano appena state scimmie e disegnavano quello che gli faceva paura. Perché, tra l’altro, aveva detto Cerami, col passaggio dalla scimmia all’uomo, avevano perso anche in agilità.

[esce oggi su Libero]