Opposte tendenze in lotta

venerdì 15 Febbraio 2013

Il fattore creativo, individuale, originale della lingua, l’eco personale da parte di tutto l’essere – ecco ora, ad esempio, la mia eco personale in risposta a questo particolare fenomeno del mondo – la lingua insomma come creata nel farsi stesso del discorso, e soltanto come tale, conduce, attraverso la pura emotività, verso il trans-razionale e dal trans-razionale verso l’inarticolazione, perdendosi in suoni naturali come rumori, battiti, sibili, bisbigli e gridi. L’immediatezza della lingua si converte inevitabilmente in qualcosa di incomprensibile e senza senso. Al contrario, il fattore monumentale, collettivo della lingua, semplicemente in quanto sociale, generale, in quanto interamente esistente grazie a tutti, ovvero la lingua come a me concessa dalla comunità sociale, a me ceduta solo in uso, ma nient’affatto mia, insomma la lingua appunto e solo in quanto tale conduce, attraverso la razionalità, alla convenzionalità e dalla convenzionalità all’arbitrio del produttore della lingua e lì si avvilisce, nella ristrettezza della ragiona segregata. Entrambe le vie, ciascuna a modo suo, annientano la lingua e, stando alle osservazioni pratiche condotte sulla lingua, bisogna riconoscere l’indissolubilità dell’antinomia linguistica. La contradditorietà rientra infatti nella natura della lingua, è anzi un suo tratto sostanziale: per essa vive ed esiste la lingua. I due pilastri della lingua si sostengono reciprocamente e, per la rimozione di una delle due forze contrastanti, anche l’altra è destinata a cadere. La lingua non solo ha in sé queste opposte tendenze in lotta, che si realizza come equilibrio instabile tra i princìpi del moto e della quiete, dell’attività e dell’inerzia materiale, dell’impressionismo e della monumentalità.

[Pavel Florenskij, Attualità della parola, traduzione di Maria Chiara Pesenti e Elena Treu, Milano, Guerini e Associati 1989, p.120-121]