Omero

domenica 12 Aprile 2009

rabelais

Credete voi in buona fede che Omero, scrivendo L’Iliade e l’Odissea, avesse mai per la mente le allegorie che gli hanno ristoppato sopra Plutarco, Eraclide, Pontico, Eustazio, Fornuto e quel che da costoro ha rubacchiato Poliziano? Se lo credete non vi accostate di un piede né di un pollice all’opinione di chi come me dichiara che Omero ha tanto pensato a quelle allegorie quanto Ovidio nelle sue Metamorfosi ai sacri misteri dell’Evangelio, come prenderebbe un tal Frate Lubino, emerito leccapiedi, sperando di imbattersi, come dice il proverbio, in un coperchio degno del paiolo, cioè a dire in gente matta come lui.

[François Rabelais, Gargantua e Pantagruele, recato in lingua italiana da Augusto Frassineti, cit., p. 17]