Numero 4

venerdì 13 Aprile 2012

L’altro giorno son stato nell’ufficio di un maresciallo dei carabinieri, son rimasto lì ad aspettare cinque minuti e a guardare la foto del presidente della Repubblica e il presidente della Repubblica, a guardarlo, ti guardava anche lui. Con la sua faccia da presidente della Repubblica. Con quella cravatta. Con quel nodo da presidente della Repubblica. Che anche lui, io sono uno che si lamenta, ma anche lui, tutti i giorni vestirsi da presidente della Repubblica, non dev’essere facile, ho pensato. E ho pensato che io, da ragazzo, i politici, non mi dispiacevano mica. C’eran certi partiti che avevan dei nomi bellissimi, Partito Socialista Italiano. E c’era quell’idea del potere, ma non del potere, di poter fare le cose. Tipo la stanza dei bottoni. Ecco, i politici, la stanza dei bottoni, su di me, quando ero un ragazzo, avevano il fascino che ha un operatore di un escavatore, sopra un ragazzo, la stanza dei bottoni. E dopo poi un socialista, Nenni, la prima volta che era andato al governo aveva detto che si era molto stupito quando si era accorto che, nella stanza dei bottoni, non c’erano bottoni. E io, adesso, i politici, da una ventina d’anni, non che sia contrario in assoluto, solo che ci voglion dei requisiti e il il requisito minimo, per me, che perlomeno che non abbian la faccia tosta di candidarsi. Ecco, uno così, che non ha la faccia tosta di candidarsi, io lo potrei anche votare, ho pensato nell’ufficio del maresciallo.

[uscito oggi su Libero]