Non scrivere quello che sai

mercoledì 26 Agosto 2015

Bret Anthony Johnston, Ricordami così

Il romanzo di Bret Anthony Johnston Ricordami così, da poco uscito per Einaudi stile libero (per la traduzione di Federica Aceto) parla di una cosa impegnativa: di una famiglia texana, il padre Eric, la madre Laura e il figlio minore Griffin, e del modo in cui questi tre personaggi hanno reagito a una cosa successa quattro anni prima, la scomparsa del figlio maggiore, Justin, che un pomeriggio, dopo avere litigato con Griffin, è uscito di casa e non è più tornato.
Eric, il babbo, comincia una relazione extraconiugale, come si dice, con la moglie di un chirurgo; Laura, la mamma, comincia a fare la volontaria al Marine Lab, un posto in cui, da qualche mese, stanno curando un delfino femmina che, chissà perché, si è spiaggiato, e si mette a rubare delle boccette di smalto per le unghie dai supermercati, e non restituisce più i libri che ha preso in prestito in biblioteca. Griffin, il figlio piccolo, si immagina che i suoi genitori divorzieranno e si allena a dire, davanti allo specchio, «“Mi chiamo Griffin Campbell. Sono figlio unico”. Lo ripeteva in continuazione finché non gli sembrava vero».
Ecco. Le cose che ho scritto fino a questo momento sono tutte vere ma sono anche false.
L’autore del libro, Bret Anthony Johnston, è direttore del dipartimento di scrittura creativa dell’Università di Harvard e si trovano, in rete, diversi suoi contributi, in uno dei quali, intitolato Non scrivere quello che sai, scrive, tra le altre cose, che «Le storie non parlano di qualcosa, le storie sono, delle cose», contraddicendosi, in un certo senso, perché questa cosa, il fatto che le storie non parlano di qualcosa, le storie sono, delle cose, lui la sa, e l’ha scritta, ma, a parte questo, la potenza del romanzo di Johnston non mi sembra sia tanto nell’argomento impegnativo, quanto nel modo in cui la materia narrativa che maneggia, la creta che Johnston ha tra le mani, reagisce.

I poliziotti che fermano Laura, per esempio, siccome la conoscono e sanno quello che le è successo, la lasciano andare; le bibliotecarie che lavorano nella biblioteca dove Laura ha preso in prestito i libri che non restituisce, per esempio, siccome la conoscono e sanno quello che le è successo non le telefonano per chiederle di riportare i libri. Il figlio piccolo, Griffin, per esempio, prima si accorge che suo padre «era sempre impegnato a tirare su di morale gli altri, come la mascotte a una partita di football americano», poi, un giorno che è in casa da solo, non riesce a ricordarsi quand’è stato l’ultima volta «che aveva avuto la casa tutta per sé», e «le stanze gli sembrano delle caverne». Il piccolo ufficio della polizia di Corpus Christi, Texas, dal quale parte una telefonata che cambia il corso delle cose, per esempio, sembra di vederlo, nella sua piccolezza, e sembra importantissimo che sia un ufficio piccolo, piccolissimo.
In un altro scritto di Johnston che ho trovato in rete, Johnston propone di fare un esercizio, di prendere una penna e un pezzo di carta e segnare, per dieci minuti, tutto quello che si vede di verde. E poi chiede «Avete fatto?».
Bene, dice, avete sperimentato l’ossessione del verde, e mossi da questa ossessione avete visto delle cose che non vedevate mai e avete visto, da un altro punto di vista, cose che vedete tutti i giorni. Ve ne ricorderete.
Ecco, io abito a Bologna da quindici anni, ma se penso al momento in cui Bologna è stata più Bologna che mai, è stato un giorno di dieci anni fa in cui sono andato a ritirare l’esito della lastra ai polmoni che avevo fatto perché stava per nascere mia figlia. Bologna, quel giorno, era uguale a tutti gli altri giorni, lo stesso cielo, le stesse strade, la stessa gente, eppure era così forte, era così eloquente che me la ricordo ancora bene.
Bene: io non sono mai stato a Corpus Christi, Texas, ma il romanzo di Johnston me l’ha fatta arrivare con un potenza che io a un certo momento ho cercato Johnston su un social network che si chiama Twitter perché volevo scrivergli «Te sei bravissimo», solo che poi non l’ho mica trovato. Pazienza.

[Uscito ieri su Libero]