Non funziona
Šklovskij, anche se è un critico, appartenente alla corrente chiamata Formalisti russi, che i critici, e i formalisti russi, non so, io, delle volte, se penso ai critici in generale e ai formalisti russi in particolare mi vengono in mente delle immagini, come un ventilatore con il filo della corrente staccato, oppure un orologio fermo, su un muro scrostato, o delle veneziane, verdi, semichiuse, impolverate, o degli scartafacci, lì, sopra un tavolo, con dello spago intorno, o delle librerie, ma di quelle tristi, con le grate fatte di quella retina che usano anche per i pollai, come se i libri non fossero libri ma galline in prigione, non lo so come mai, mi vengono in mente queste cose, non lo so, è un’idea che si vede che ho dentro la mia testa quando penso ai critici e ai formalisti russi, e un po’ mi piace, devo anche dire, il disastro, le cose messe lì, in un angolo, le cose che non funzionano, a me della Russia, della Russia sovietica, per esempio, quando ci son stato, il cartello che più spesso si trovava in giro, appeso ai telefoni, ai distributori di acqua gassata, sulle porte dei bagni, era Ne rabotaet, Non funziona, e un po’ faceva venire il nervoso un po’ era bellissimo, in un certo senso.
Solo che poi, i formalisti russi, in generale, e anche Šklovskij, in particolare, a leggerli, ci son delle idee, lì dentro, che io secondo me, non solo funzionano, ma io, da quando le ho lette, io secondo me non me le dimentico fintanto che scampo.