Ničego

sabato 6 Maggio 2017

Evidentemente è necessario che sia così. Ricordo che una grande scrittrice disse «Non perdete la disperazione». Perché si può dire che la disperazione è indispensabile all’uomo. Serve a non pensare che sia il prossimo a impedirgli di essere felice. Il nemico principale dell’uomo è il suo cuore. Di questo ha splendidamente scritto Jurij Oleša. Una volta, ha scritto, sentì all’improvviso un rumore strano. Chiese a sua nonna di cosa si trattava: era il cuore che batteva. Era la prima volta che sentiva il cuore battere. E da allora lo sentì per tutta la vita. Bisogna ascoltare il proprio cuore senza rovinarlo. L’arte pone sempre all’uomo il compito, il problema del futuro. Don Chisciotte, come diceva Dostoevskij, non ha nessuna colpa. È colto, non sfrutta la propria gloria di folle, è intelligente, non ha bisogno di nulla, eppure non riesce a trasformare il mondo subito. Ma è necessario all’umanità. Vede, l’espressione russa poka čto [finora, per il momento, mentre, intanto che] è brutta, non mi piace. Gliene dirò io una bella: ničego [Significa: niente. Significa anche non c’è male, abbastanza bene, può andare]. Tolstoj, una volta, ha trascritto una canzone che cantavano i soldati russi al Caucaso. Una bella, difficile canzone. Aspetti, gliela canto:

Per dirla in breve, è difficile,
non è certo facile,
insomma non c’è male.

E questa parola, ničego, che in Russia si usa tanto spesso, e che non si sa con esattezza cosa voglia dire, in realtà significa molto, significa che non si è ancora vinti. E che si va avanti, anche se è molto difficile.

[Viktor Šklovskij, Testimone di un’epoca. Conversazioni con Serena Vitale, Roma, Editori Riuniti 1979, pp. 79-80]