(E poi?)
Se una fanciulla se ne sta seduta a terra nella radura di una foresta dove vive un unicorno, si dice che l’unicorno andrà da lei e poggerà la testa nel suo grembo. Quello lì è il modo migliore per prendere un unicorno. Questo procedimento deve essere stato scoperto da una ragazza che sedeva in una radura senza alcuna intenzione di prendere un unicorno. L’unicorno con la testa nel suo grembo deve essere stato un vero imbarazzo.
(E poi?)
Nella casa della mia infanzia e giovinezza, mia sorella Alice, morta ormai da molti anni (e cavolo se mi manca) era la fanciulla e nostro padre l’apparizione dell’inafferrabile, incantato unicorno. Io e il mio altro consanguineo, mio fratello maggiore Bernard, quello che è andato al MIT, non riuscivamo mai ad acchiapparlo. Ai suoi occhi non eravamo altrettanto interessanti. Per quanto riguarda noi due, questa non è una vecchia storia dolorosa. Eravamo dei duri. Potevamo accettarlo. Avevamo altri fan.
[Kurt Vonnegut, Destini peggiori della morte, traduzione di Graziella Civiletti, Milano, Bompiani 2003, p. 27]