Ne parleremo ancora

lunedì 4 Gennaio 2021

C’era anche chi parlava in italiano, specialmente nel dopoguerra, ma ovunque sentivi la voce lombarda, con la sua ironia, con quei toni un po’ rauchi, anche nello straparlare italiano. Una lingua parlata da gente che, come ha scritto Delio Tessa, era «più attenta ai suoni che ai significati», una lingua che ti entrava dentro con i luoghi, con le facce delle persone, con la spinta morale che distingueva la città. Io, poi, abitavo in una zona di immigrati e tra noi si parlava italiano, ma il tono, la forma del dire e del sentire, tra noi bambini, erano già quelli del milanese. Ne parleremo ancora.

[Franco Loi, Da bambino il cielo. Autobiografia, Milano, Garzanti 2010, p. 77]