Mettere le mani avanti
Nella Piccola Battaglia portatile c’è un babbo che parla di una bambina che si chiama la Battaglia e quel babbo lì è uno che assomiglia a me, è pelato come me, ha cinquantadue anni come me, va a Parigi a Trento a Roma e ad Amsterdam con sua figlia come me eccetera eccetera. E la bambina, c’è da dire, è una bambina che assomiglia abbastanza a mia figlia, ha i capelli biondi come mia figlia, è bella come mia figlia, è intelligente come mia figlia, va a Parigi a Trento a Roma e ad Amsterdam con suo babbo come mia figlia eccetera eccetera. Solo che, io che li conosco, so che la Battaglia non è mia figlia e che il babbo della Battaglia non sono io e la differenza, se dovessi dire qual è, direi una cosa che ho appena letto nel libro I confini di Babele, di Andrea Moro, da poco uscito per il Mulino, quando Moro cita Borges, quel racconto che dice che «se una carta geografica dovesse descrivere tutti i dettagli di un luogo fisico, fino al minimo particolare, finirebbe per sovrapporsi diventando con ciò inutile». Ecco, i due personaggi che ci son dentro il libro, fanno diverse cose e dicono diverse cose che abbiamo fatto e detto io e mia figlia, ma non fanno e non dicono tantissime cose che io e mia figlia abbiamo fatto e detto e che, se la Battaglia e Baldassare (suo babbo si chiama così) le facessero e le dicessero, diventerebbero dei personaggi completamente diversi. Spero di essere stato chiaro.