Mandel’štam

venerdì 10 Maggio 2013

mandel'stam, sulla poesia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggere Dante è soprattutto una fatica interminabile, in cui ogni successo ci allontana ancor di più dalla meta. Se la prima lettura dà soltanto il fiato corto e una sana stanchezza, per quelle successive bisogna provvedersi d’indistruttibili scarponi ferrati. Senza scherzi, mi vien fatto di pensare alla quantità di suole di cuoio e di sandali che Dante deve aver consumato durante la sua fatica poetica, peregrinando sui sentieri da capra dell’Italia.

[Osip Mandel’štam, Discorso su Dante, in Sulla poesia, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Bompiani 2003, p. 121]