Mammi
Insomma, ho tirato avanti sartoria e barberia per un bel pezzo, poi son andato militare, sono andato a Parma alla scuola d’Applicazione e lì, anche lì non mi son trovato bene, ho fatto sei mesi in cavalleria. Allora quando dovevo montare a cavallo mi veniva un accidente perché non mi piaceva neanche, invece era forse anche un divertimento. Insomma pazienza, da barbiere andava ad aiutare il caporale ogni tanto, allora dopo sei mesi arriva un ordine, seicento cavalleggeri da andare in Russia e io ero in nota anch’io; allora avevo un maresciallo amico che ci portavo qualche salamino e m’ha detto “Mammi, se vuoi restare qua mandiamo un altro nel tuo posto” e io sempre l’ignorantone ho detto “No, io seguo il mio destino”.
Capirai, m’è venuto detto così, però vuoi vedere che io sono andato a finire invece che in Russia a Cecina Marina assieme a uno squadrone di cavalleggeri, barbiere, permesso tutte le sere, carica speciale insomma. Quelli che son rimasti alla scuola d’Applicazione a Parma, tutti prigionieri in Germania. Ho detto: “Guarda il destino della vita…”, perché noi abbiamo un destino, non c’è niente da fare.
[Gianfranco Mammi, Vita di «Ridolini» raccolta dalla sua viva voce, con 21 schizzi dell’autore, Lucca, Trasciatti editore 2010, p. 20]