Lunedì, mercoledì
Lunedì mattina mi sono accorto che tra qualche giorno, sabato 12 maggio, io andrò a Torino a fare un reading. Appena mi sono accorto che avrei fatto un reading, ho pensato a mia nonna. Se mi avesse chiesto, mia nonna, «Dove vai, Paolo?» e io le avessi risposto «A fare un reading», lei secondo me avrebbe detto «Eh? Dove vai?». «A fare un reading, nonna», le avrei detto io. «Aah, – avrebbe detto lei – vai a… dove vai?». «A fare un reading». «E cosa fanno a un reading?». «Leggono». «Ah – avrebbe detto lei, – ma pensa». E avrebbe scosso la testa come per dire “Questa gioventù”. E io avrei scosso la testa anch’io come per dire “Non è la gioventù, nonna, è la provincia”.
Dopo, mercoledì mattina ero in bici su via Andrea Costa, a Bologna, tornavo dal supermercato, andare al supermercato al mattino è una cosa che mi piace, mi sembra una cosa pulita, non so perché, e era una giornata limpida, anche lei pulita, dopo l’acqua che era venuta martedì, e pensavo, intanto che pedalavo, che, quand’ero piccolo, i vecchi che parlavan dell’Emilia, di come è bella l’Emilia, di come è bella Parma, quando abitavo a Parma, di com’è bella Bologna, se avessi abitato a Bologna, di come è bella Modena, di come è bella Reggio Emilia, di com’è bella Ferrara, ecco, quei vecchi lì, a me, mi sembravan provinciali, l’Emilia mi sembrava soffocante, chiusa, mi sembrava che mi mancasse il fiato, invece mercoledì mattina, su via Andrea Costa, a guardare il cielo, era così alto, il cielo di Bologna, ci stava così tanta roba, sotto, che mi veniva in mente quella poesia di Chlebnikov: «Poco, mi serve, una crosta di pane, un ditale di latte, e questo cielo, e queste nuvole».
[Uscito oggi su Libero (come la coda del maiale 7)]