L’opposto dello zio

giovedì 8 Gennaio 2009

Le scrivo per una parola che in una certa parte d’Italia significa anche il suo opposto. O la controparte, non so come dire. Un po’ come ospite. Infatti mi è venuta in mente leggendo il post di Alessandro Bonino.
Ed è ZIO. L’anno scorso (due anni fa, ormai) ho scoperto da un amico abruzzese che in Abruzzo, o forse solo in qualche provincia (Teramo, Roseto), zio e nipote si chiamano entrambi, fra loro, “zio”. Cioè, il nipote chiama lo zio zio, ovviamente. E questo vale per tutt’Italia, forse. Ma anche lo zio si rivolge al nipote, chiamandolo “zio”. Io, emiliano, ero rimasto sorpreso sentendo un amico di Roseto che al bambino con cui parlava al telefono diceva “zietto”. Proprio all’opposto, come quando i bambini chiamano lo zio, zietto. Anche in questo caso, quindi, non ci si capisce molto e bisogna stare attenti. Inizialmente credevo fosse uno di quei casi, a volte succede, in cui si ha uno zio coetaneo o più giovane. E gli ho chiesto se fosse così. Ma il ragazzino era (è) semplicemente il figlio di sua sorella. E lo chiami zio? ho chiesto, Certo, mi ha risposto, guardandomi un po’ stupito come dire: come vuoi che lo chiami?

[Me l’ha scritto Andrea Bazzanini (grazie)]