Le cose non sono le cose
Te lo puoi portare a casa questo lavoro, mi ha detto il geometra, io ho preso e me lo sono portato e mi hanno dato venti giorni per tradurre duecento pagine.
Ogni giorno mi alzavo e dicevo: Domani. E ogni giorno facevo il calcolo di quante pagine al giorno avrei dovuto tradurre: dieci, diciassette, venti, ventinove. Mi sono ridotto agli ultimi quattro giorni, cinquanta pagine al giorno, stacco il telefono, mi incollo al computer con lo stereo in random su quattro cd, cinque pagine senza tirare il fiato, un’ora e mezza di corsa e negli intervalli di dieci minuti mi stendo sul letto e mi dico Non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio.
Mi alzo, faccio un caffè e mi rimetto a tradurre questi brevetti per la cernita delle patate. Che crescendo, se cre- scono in fretta, crescono con dei vuoti interni che si chia- mano cuori cavi, e ci sono delle macchine per scoprire i cuori cavi con esame non intrusivo.
Con la mia gatta Paolo in calore che mi piscia da tutte le parti e miagola. Miao miao miao. Miao miao miao. Miao miao miao. Che due maroni.
[Ieri, al Frigo studio di Milano, ho cominciato a registrare l’audiolibro di Le cose non sono le cose, che esce il 14 novembre, il libro, e anche l’audiolibro, credo]