L’amnesia del celebre Gambardella (3)
Il celebre Gambardella prese la mano dell’amico e la strinse con effusione. Senonché, per un’improvvisa amnesia (ci andava soggetto), dimenticò di riaprir la propria mano e, il treno accelerando la corsa, Filippo Anderson con quel che segue fu portato via a volo come una sventolante banderuola.
«Ehi, ehi,» strepitava, «lasciami!».
E, credendo che il celebre Gambardella volesse fargli uno scherzo, gridava selvaggiamente che questi sono scherzi da scemi. E francamente non sapremmo dargli torto, ove realmente si fosse trattato d’uno scherzo. Ma noi tutti sappiamo che non era affatto uno scherzo.
«Mi pare» borbottava difatti Gambardella «che dovrei fare qualche cosa, ma non ricordo che cosa. Le solite amnesie!»
«Aprire la mano», gli suggerì un compagno di scompartimento.
«È vero!» esclamò Gambardella «me n’ero dimenticato.»
Ma ora il treno andava molto forte. Filippo Anderson del fu Giuseppe Allocco e di Carlo Rossi aveva cambiato idea.
«Non lasciarmi!» strepitava «Tienimi stretto!»
«Ora vuol esser lasciato, dopo un minuto vuole che lo si tenga. Che banderuola al vento!» osservò qualcuno.
Difatti, se c’era qualcosa a cui poteva esser paragonato il nostro personaggio, era proprio una banderuola al vento. E come garriva, nel vento della corsa!
Finalmente il celebre Gambardella si decise.
«Be’,» disse all’amico «non voglio trattenerti oltre. Ciao e buona permanenza.»
Aprì la mano e Filippo Anderson andò a sfracellarsi sulla scarpata.
[Achille Campanile, L’amnesia del celebre Gambardella, in Manuale di conversazione, Milano, Bur 2012, pp. 247-248]