L’amnesia del celebre Gambardella (2)
Il celebre Gambardella, dunque, prese posto in uno scompartimento di prima classe del direttissimo Parigi–Zagarolo e ritorno, dispose i bagagli sull’apposita reticella, indi, affacciatosi al finestrino, rimase in attesa che il treno si movesse.
Quand’ecco, vide arrivare lungo il marciapiedi una figura che non gli parve nuova.
Voi già immaginare che si trattasse del commendator Anselmo (vedi… be’, vedi qualche cosa, non so che cosa). Ebbene, signori, ho il dispiacere di dirvi che vi siete sbagliati. Avete preso un granchio, ma uno di quei granchi! Fenomenale, addirittura. Basta, non v’amareggiate per questo, può capitare a tutti, sono cose che succedono. E non state a scervellarvi per capire chi fosse quel tale, tanto non ci arriverete. Ve lo dico io: era Filippo Anderson del fu Giuseppe Allocco e di Carlo Rossi.
Filippo Anderson del fu Giuseppe Allocco e di Carlo Rossi era, come certo saprete, il miglior amico del celebre Gambardella, ed era venuto a salutarlo alla stazione. Difatti, s’avvicinò al treno e, rivolto al celebre Gambardella:
«Ciao,» disse «fa buon viaggio. Appena arrivato, scrivi. Domani…»
Che cosa voleva aggiungere?
È rimasto un mistero per tutti. Poiché in quel momento, allontanatosi il ferroviere che, al duplice grido di «Signori, in carrozza!» e «Attenzione alle mani» era andato fino a un momento prima sbatacchiando gli sportelli, il treno si mosse.
Filippo Anderson del fu Giuseppe Allocco e di Carlo Rossi ebbe appena il tempo di tendere la mano all’amico.
«Arrivederci!» gridò.
[Achille Campanile, L’amnesia del celebre Gambardella, in Manuale di conversazione, Milano, Bur 2012, pp. 247-248]