L’abitudine
Ma ritorniamo alla caccia, che diventa un deciso paradigma non soltanto del rapporto tra uomo e animali, ma anche del rapporto tra uomo e uomo. Montaigne non ha mai potuto veder inseguire una bestia innocente, indifesa e dalla quale non riceviamo nessuna offesa. “E quello che accade comunemente, che il cervo, sentendosi senza fiato e senza forza, non avendo più altro scampo, si rimette e si arrende a noi che lo stiamo inseguendo, chiedendoci grazia con le sue lacrime, questo mi è sempre sembrato uno spettacolo spiacevolissimo. Non prendo mai una bestia viva a cui non ridia la libertà. Pitagora le comprava dai pescatori e dagli uccellatori per fare altrettanto. Le nature sanguinarie nei riguardi delle bestie rivelano una naturale propensione alla crudeltà”.
Dunque la crudeltà è il peggiore dei vizi. E la crudeltà verso gli animali è la base di ogni ulteriore crudeltà, cioè della crudeltà verso gli altri uomini. Ma i vizi sono radicati nelle abitudini, e ovviamente sono radicati nelle cattive abitudini. “Platone sgridò un bambino che giocava alle noci. Questi gli rispose ‘Mi sgrida per una cosa da poco’. ‘L’abitudine’ replicò Platone ‘non è cosa da poco’.
[Ugo Cornia, Sono socievole fino all’eccesso, Milano, Marcos y Marcos 2015, pp. 71-72 (è uscito oggi)]