La verità delle montagne

sabato 17 Gennaio 2015

Antoine Compagnon, Un'estate con Montaigne

In tutto ciò vediamo un chiarissimo segno del fatto che noi riceviamo la nostra religione solo alla nostra maniera e con i mezzi di cui disponiamo, in modo non diverso da come gli altri ricevono la loro. Ci siamo ritrovati a nascere in un paese dov’era in uso, e così rispettiamo la sua antichità, o l’autorità degli uomini che l’hanno tenuta in vita, oppure siamo intimoriti dalle minacce che essa brandisce contro i miscredenti, oppure ci affidiamo alle sue promesse. Tali considerazioni devono suffragare il credo, ma soltanto come argomenti accessori. Sono vincoli umani. Un’altra regione, altre testimonianze, promesse e minacce analoghe potrebbero allo stesso modo instillare in noi un credo contrario. Si è cristiani come si è perigordini o tedeschi.
/…/ Che verità è mai quella che non va oltre queste montagne ed è menzogna per quelli che vivono dall’altra parte?

[Montaigne, Apologia di Raymond Sebond, citato in Antoine Compagnon, Un’estate con Montaigne, traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Lorenza Di Lella, Milano, Adelphi 2014, pp. 93-94]