La sua capsula

domenica 19 Gennaio 2020

C’era uno che si chiamava Iosif Brodskij che di mestiere faceva il poeta. Per le sue poesie era stato accusato di parassitismo sociale e poi costretto a lasciare il suo paese. Della sua condizione di scrittore in esilio pensava che somigliasse a quella di un cane o di un uomo catapultato dentro a una capsula e che la sua capsula era il linguaggio. Il linguaggio in esilio diventa destino, diceva, prima ancora di diventare un’ossessione o un dovere.

(Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione, questo matto è di Barbara Soprani)