La storia

venerdì 27 Gennaio 2023

E noi, come se fossimo tutti agli ordini di quella voce lì, quel giorno lì ci ricordiamo della Shoah. E ne parliamo, siamo qua per quello no? E andiamo ad Auschwitz, che va benissimo, ma il fatto che non sia una decisione che ciascuno di noi ha preso per conto suo, ma che abbiamo risposto a una specie di ordine, e di permesso, a me fa venire dei dubbi.
Cioè è come se noi fossimo un po’ al servizio di qualcuno, che si può chiamare, adesso sono argomenti enormi, però siamo qua per quello, per parlare di cose enormi, oggi abbiamo il permesso di parlare di cose enormi, e allora, scusatemi, io lo uso, è come se fossimo al servizio di qualcuno, o qualcosa, che si può chiamare: la storia.
Che quando succede, nel presente, adesso è una banalità, uno quando è dentro la storia, non se ne accorge, della storia. È come uno che vive di fianco alla ferrovia, i primi giorni non riesce a dormire, ma basta poi poco, qualche settimana, dopo qualche settimana non lo sente neanche, il rumore dei treni.
Il rumore dei treni, per lui, non esiste. E così, per noi, la storia, la storia a noi contemporanea, noi è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono «Ti dà fastidio, il rumore dei treni?», ci vien da rispondere «Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?»
Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore.
E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui.