La poesia notturna dei wagon-lit
Alla fine i treni ripresero a funzionare, vennero aperte le frontiere, arrivi e partenze tornarono regolari. Attraverso l’animato, operoso e lindo Belgio, attraverso le città distrutte della Germania – Colonia, Düsseldorf, Amburgo, che mi parvero negozi di stoviglie dopo un terremoto –, finii nelle nebbie tardoautunnali che in Danimarca mi accolsero insieme a tutta la poesia notturna dei wagon-lit, quando svegliarsi alla luce azzurra della vieilleuse che crepita e al quieto scricchiolio di qualcosa che ti ricorda la tua casa, o addirittura la tua infanzia, è come volare in un abisso – un abisso, però, non più familiare e infantile ma spaventoso, tremendo, che non dimenticherai mai e avrà un ruolo misterioso e ferreo nel tuo destino.
[Nina Berberova, Il giunco mormorante, traduzione di Donatella Sant’Elia, Milano, Adelphi 1990, p. 40]