La licenza poetica
Da qualche anno, con l’Arci di Reggio Emilia, facciamo una rassegna che si chiama Autori in prestito (clic) ma che tutti gli anni ha anche un altro nome (si è chiamata Cose che ci governano, Questa è l’acqua, Le mani che scrivono le poesie [sono le stesse mani che fanno le pulizie], Sono un pessimista ma me ne dimentico sempre), ed è una rassegna alla quale invitiamo della gente che ci sembra che abbia delle cose da dire a raccontarci l’incontro con i libri, i film, i quadri, le musiche della loro vita. Quest’anno la rassegna si chiamerà La licenza poetica perché, qualche mese fa, ero a Firenze, una ragazza che si chiama Cassandra mi ha detto che lei, una volta, aveva letto a un bambino una poesia di Gianni Rodari e in questa poesia c’era scritto «Ma però», e il bambino le aveva che ma però non si può dire, e lei aveva detto «Eh, ma Rodari, è un poeta, ha la licenza poetica», e il bambino ci aveva pensato un po’ poi le aveva chiesto «E quanto costa, questa licenza?», allora la gente che chiamiamo, stiamo cominciando a invitarli adesso, quest’anno alla fine dovrà anche rispondere a questa domanda: quanto costa, questa licenza?