La libertà

venerdì 14 Giugno 2013

Pochi giorni fa è stata inaugurata la stazione mediopadana dell’alta velocità, che sarebbe la stazione di Reggio Emilia, e un po’ di gente ha sottolineato il fatto che dentro la stazione, il giorno dell’inaugurazione, ci pioveva, ma non è quello che mi ha colpito a me. La stazione dell’alta velocità di Reggio Emilia è a quattro chilometri, da Reggio Emilia, e sul sito del comune di Reggio Emilia ci son scritti i modi di arrivare alla stazione dell’alta velocità di Reggio Emilia e uno dei modi è in bicicletta o a piedi («Per chi raggiungerà la stazione in bicicletta – c’è scritto  – sarà possibile posteggiare nelle rastrelliere presenti in prossimità dell’ingresso»), ma non è quello che mi ha colpito a me. Quello che mi ha colpito a me è che il comune di Reggio Emilia, quando sono cominciati i lavori, a fronte di una contestazione di una parte dei cittadini di Reggio Emilia nei confronti delle opere intorno alla stazione dell’alta velocità, ha fatto una campagna, nelle  scuole elementari di Reggio Emilia, che ha fatto scrivere, a un bambino di terza elementare: «L’alta velocità, vuol dire libertà». E mi son ricordato di quando facevo le elementari io che ero contro il divorzio, perché io ho fatto le elementari il periodo che c’era il referendum sul divorzio e la nostra maestra ci diceva in classe, a una classe di 30 bambini di 10 anni, che noi dovevamo convincere i nostri genitori che era bene che votassero no al divorzio perché il matrimonio era un vincolo indissolubile. Ci faceva venire in classe un frate (scuola pubblica, in Emilia Romagna, nel 1974) che ci diceva che gli uomini non potevano sciogliere i matrimoni perché nessuno, in terra, poteva sciogliere quello che Dio aveva legato in cielo, e poi faceva uscire il frate e dopo ci diceva «Ecco, cosa vi avevo detto io?». Quella signora lì, ho saputo trent’anni dopo, era stata lasciata dal marito, ma non è questo quello che volevo dire. Quello che volevo dire è che, a trentanove anni di distanza, nella nostra società, se così si può dire, l’alta velocità ha sostituito il divorzio e, a pensarci, non saprei dire qual è la società più sensata, quella che si interroga sul divorzio o quella che si interroga sull’alta velocità?

 

[uscito oggi su Libero]