La gente litigava

venerdì 1 Settembre 2017

Mio nonno poi, perché la mela non cadesse lontana dall’albero, faceva a sua volta l’ipnotizzatore e lavorava nei piccoli circhi, e tutta la città vedeva nelle sue ipnosi il desiderio di fare più che poteva la vita dello scioperato. Quando però i tedeschi in marzo passarono le nostre frontiere per occupare l’intero paese e avanzavano in direzione di Praga, soltanto il nonno andò loro incontro, soltanto il nonno andò ad opporsi ai tedeschi come ipnotizzatore, ad arrestare i carri armati in avanzata con la forza del pensiero. E così il nonno camminava sulla strada con gli occhi fissi sul primo carro che guidava l’avanguardia di quelle truppe motorizzate. E su quel carro, dentro la torretta fino alla vita, stava un soldato del Reich, in testa aveva il berretto nero col teschio e le tibie incrociate, e mio nonno continuava ad avanzare dritto verso quel carro, aveva le braccia distese e con gli occhi iniettava ai tedeschi il pensiero fate dietrofront e tornate indietro… e davvero, quel primo carro armato si fermò, tutto l’esercito restò fermo, il nonno con le dita toccava il carro armato e continuava a trasmettere lo stesso pensiero… fate dietrofront e tornate indietro, fate dietrofront, e poi il colonnello con la bandierina fece segnale e il carro armato partì, ma il nonno non si mosse e il carro lo investì, gli strappò la testa, e niente più impediva il passo all’esercito del Reich. E mio padre andò a cercare la testa del nonno. Quel primo carro armato era rimasto fermo fuori Praga, aspettava una gru per la rimozione, la testa del nonno era incastrata tra i cingoli e i cingoli erano avvolti in modo che che papà ottenne di poter rimuovere la testa del nonno e poi seppellirla col corpo come si conviene a un cristiano. Da allora in tutta la regione la gente litigava. Gli uni gridavano che il nonno era matto, gli altri invece he non poi tanto, che se tutti si fossero opposte come il nonno ai tedeschi con le armi in pugno, chissà come sarebbe finita, coi tedeschi.

[Bohumil Hrabal, Treni strettamente sorvegliati, traduzione di Sergio Corduas, Roma, e/o 2011, p. 14]