La fondazione (2)
«che poi io, perché da me viene una donna, la Chiarina di Turòt, e io non mi posso far vedere, le cose vanno messe a posto, che uno dice: ma non c’è lei? non è lei che deve mettere a posto? ho capito, sì, ma non posso, dài, non si può, che arriva, questa donna, che trova che è casamicciola, non va bene, ne va anche della mia reputazione, perché lei viene, lava, stira, dà la polvere, dà una passata di straccio, pulisce il bagno, la cucina, delle volte mi fa anche un po’ di ragù, che lo fa bene, mi fa anche un ragù con i fagioli, più buono che mai, però non può arrivare in una casa che è un casino, e io, perché lei viene il pomeriggio, il martedì e il venerdì, e io il martedì e il venerdì mattina è un castigo, lavoro più di lei, da scoppiare, che verso mezzogiorno, porca puttana, mi butto sul divano stanco morto, e sto lì mezz’ora, oh, tiro il fiato, lei viene alle due e mezzo, sta fino alle cinque e mezzo, insomma, per me la donna di servizio è una croce, ma non posso fare a meno, non posso farne a meno, ci sono delle volte che mi telefona che non può venire, mi telefona il giorno prima, gliel’ho detto io di telefonarmi il giorno prima, e beh se no, se mi telefona la mattina sul tardi, che magari io ho già fatto quasi tutto, insomma quando mi telefona che il giorno dopo non può venire, per me è una festa, lo dico sinceramente»
Raffaello Baldini, La fondazione, Einaudi 2008, p. 23