La culla del liscio

domenica 6 Dicembre 2009

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(È uscita in Olanda, pubblicata dalla Libreria Bonardi, un’antologia che si chiama Giro d’Italia, sottotitolo Hedendaagse italiaanse schrijvers over hun land; è un’antologia bilingue, con 20 interventi, uno per ogni regione italiana. Io ho scritto il pezzo sull’Emilia Romagna, e lo metto qua sotto, leggermente modificato [il pezzo originale, pubblicato nell’antologia, era pensato per il mercato olandese])

Ho cominciato a pensare che il liscio per me era una cosa diversa da com’era per molta altra gente che stava al mondo una volta, qualche anno fa, quando son stato dodici giorni negli Stati Uniti d’America, in Mississippi, con il compito di scrivere qualcosa sul blues. Io quando ero partito ero convinto che, nel Mississippi, tutti ascoltassero il blues, solo che poi quando sono arrivato, la gente con la quale parlavo, alla quale chiedevo, la maggior parte, mi guardavano come per dire: Il blues? Cosa vai a tirare in ballo?
Allora quando sono tornato, a me era venuto in mente che la stessa cosa, forse, sarebbe successa se un americano fosse venuto in Emilia e avesse cominciato a interrogare la gente sul liscio. Che gli emiliani, i reggiani, per dire, che Reggio Emilia in Emilia è probabilmente il posto dove la gente è più schietta, i reggiani avrebbero guardato quell’americano con una faccia come per dire Il liscio? Cosa vai a tirare in ballo? E l’avrebbero probabilmente mandato in Romagna, quell’americano lì che si sarebbe chiamato Mister Robinson: Vai, vai in Romagna, gli avrebbero detto probabilmente. Vai vai a Rimini, a Bellaria, a Cesena, che là di balere ne trovi fin che vuoi; è lì, che è nato il liscio, gli avrebbero detto i reggiani a Mister Robinson, e Mister Robinson, che sarebbe stato un americano bianco, alto, sui quarant’anni, appena stempiato, con quella mascella, non so come dire, importante, come quelle che hanno gli americani, e con nella testa un misto di ingenuità e di fiducia che nella nostra testa noi mettiamo dentro le teste degli americani, insieme alla passione per il blues, per il jazz e al porto d’armi, Mister Robinson avrebbe preso il suo treno, regionale, e sarebbe partito da Reggio Emilia con destinazione Cesena a cercare le radici del liscio così simile al blues.
Chissà cos’avrà trovato, Mister Robinson, nella terra delle balere; non lo sappiamo. Quel che sappiamo, è che questa nozione, come si dice, diffusa, che il liscio sia nato in Romagna, è una nozione quantomeno controversa.
C’è un mio amico che si chiama Mirco che suona il clarinetto alla scala e in un gruppo di musica classica contemporanea con il quale ha girato il mondo è stato anche a San Pietroburgo e anche in Giappone e quel mio amico lì, che vive a Barco, in provincia di Reggio Emilia, poco lontano da Cavriago, è un mio amico che quando mi vengon dei dubbi sulla musica io gli telefono sempre e lui mi dice sempre delle cose interessanti non solo per la musica, ma anche per riflettere, se così si può dire, su come va il mondo, per esempio una volta mi ha detto che al cimitero di Cavriago, fino a poco tempo fa, c’era un cartello con su scritto Cimitero per i morti.
Ma torniamo a Mister Robinson.
Mister Robinson intanto è arrivato a Cesena, è sceso dal suo treno, si è messo a passeggiare per la città con la sua pipa in bocca e la sua macchina fotografica al collo proprio come un tipico turista americano di quelli che pensano che in Emilia Romagna la gente non fanno altro che mangiar dei tortellini e andare a ballare il liscio nelle balere.
E gli è successa subito una cosa strana. Cioè lui, mister Robinson, si è accorto subito, al primo colpo d’occhio, che Cesena è diversissima da Reggio Emilia. Tutta un’altra… non sa neanche lui come dire. Ma proprio… anche le case, anche il modo di parlare delle persone, anche il cielo, proprio tutta un’altra… non sa come dire, ma sembrano quasi due stati diversi.
Che lui, mister Robinson, che è in Italia per la prima volta, non ci aveva mai pensato che l’Emilia Romagna era l’Emilia, e la Romagna. Cioè per lui Emilia Romagna era semplicemente il nome di una regione, che tradotto in americano sarebbe uno stato, come il New Mexico, dove abita lui. Solo che in New Mexico, non è che c’è il New, che è una cosa, e il Mexico che è tutta un’altra cosa, in New Mexico è tutto New Mexico (credo).
In Emilia Romagna, invece, c’è l’Emilia che è una cosa e la Romagna che è tutta un’altra cosa. E lui mister Robinson lui questa cosa qua non la sapeva, non era preparato, a lui a mister Robinson questa cosa lo coglie un po’ di sorpresa.
Anche se, non è che si fa scoraggiare, non è che prende paura, è un uomo coraggioso, Mister Robinson, semplicemente si interroga, non si raccapezza, e nell’interrogarsi e nel non raccapezzarsi finisce davanti a un edificio, illuminato, con delle colonne davanti che, lui non lo sa, è il teatro Bonci di Cesena. Cosa succede a Mister Robinson al teatro Bonci di Cesena? Non lo sappiamo. Quel che sappiamo, l’abbiam detto anche prima, è che quella nozione lì del fatto che il liscio è una musica romagnola, è una nozione, come abbiam detto, quantomeno controversa.
Perché se noi pensiamo a una delle canzoni di liscio più conosciute al mondo, quel valzer che si chiama Battagliero, che contende nel mondo la palma di valzer più conosciuto ai valzer di Strauss, se noi prendiamo quel valzer lì e ci chiediamo Ma chi l’avrà scritto, quel valzer lì? A noi verrà in mente senz’altro che l’avrà scritta qualcuno dei Casadei, non Raul, che è troppo giovane, suo nonno, Secondo, o il fratello di Secondo, Primo, o il loro babbo che chissà come si chiamava, Zero, forse, o il babbo di Zero, Meno uno, e invece no, quella canzone lì l’ha scritta Pattacini, non Iller, suo babbo, che si chiamava Tienno e non era di Rimini, né di Bellaria, né di Cesena, era di Barco, proprio il paese in provincia di Reggio Emilia dove abita quel mio amico che suona il clarinetto.
Ma torniamo a Mister Robinson.
Mister Robinson è entrato al teatro Bonci e si è accorto che il teatro è aperto, ma non c’è ancora quasi nessuno, è in anticipo, non sa per che cosa ma è chiaro che è in anticipo. Allora, con la sua tipica camminata da americano che si interroga e non si raccapezza, mister Robinson va al bar, c’è un bar, lì nel teatro.
Mister Robinson va al bar, chiede un succo di frutta, e intanto che aspetta il suo succo di frutta vede un cartello, c’è un cartello, e sopra c’è scritto Gin tonic dimagrante. Gin tonic dimagrante? pensa Mister Robinson.
E quando poi il barista gli allunga il succo di frutta gli chiede Scusi, com’è il gin tonic dimagrante? E il barista lo guarda e gli dice Dunque, mia moglie legge Donna moderna.
Mister Robinson decide di prendere anche un gin tonic dimagrante, tanto è lì che non sa cosa fare, è lì che aspetta l’inizio di una cosa che non sa neanche che roba è, e poi quel barista, è un barista molto, non so come dire, è uno che sembra che abbia una gran voglia di parlare e un sacco di cose da dire tant’è vero che Mister Robinson a un certo punto si sente autorizzato a fargli una domanda. Scusi, gli dice, volevo chiederle una cosa. Prego, dice il barista, dica pure. Maa… il liscio, dice mister Robinson, la musica, dov’è che è nata, esattamente? Dov’è la sua culla? Dov’è la sua patria? È qui a Cesena, per caso? Il barista lo guarda un po’ stupito No, gli dice, il liscio è nato in Emilia. Deve andare in Emilia. Reggio Emilia, Parma, quei posti lì.
Viene in mente quello scrittore russo che una volta è venuto in Italia voleva vedere tre cose: il Vesuvio, Ercolano e Pompei. Ma appena arrivato gli han detto che il Vesuvio era già un pezzo che non c’era più, e lo han mandato a Ercolano. E a Ercolano Coglione, gli han detto, cosa sei venuto a Ercolano a fare? Vai piuttosto a Pompei. È arrivato a Pompei E dài con questo Pompei, gli han detto, Vai un po’ a Ercolano. E lui, per bella posta, come si dice, ha allargato le braccia, è partito per la Francia. E mister Robinson ha fatto uguale, ha allargato le braccia è partito per il New Mexico.
Io l’ho incontrato mentre si aggirava, con la sua pipa spenta in bocca, la sua macchina fotografica al collo e il suo porto d’armi nel portafoglio, per le sale d’imbarco dell’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, era una volta che dovevo andare a Amsterdam, ho rischiato la vita, quella volta, lì, ma non è di questo che voglio parlare.
Aveva un modo di aggirarsi, Mister Robinson, come di uno che si interroga e non si raccapezza, e allora io, non lo come mai, io di solito queste cose non le faccio, quella volta lì mi ci sono avvicinato, forse, adesso che ci penso, sentivo l’imminenza della fine, ho rischiato la vita, al ritorno, ero convinto che sarei morto, mi ci sono avvicinato gli ho detto Posso aiutarla? E lui mi ha guardato mi ha detto. Forse sì. Dica, gli ho detto io. No, mi ha detto lui, mi chiedevo: dov’è nato, il liscio: in Emilia, o in Romagna?
Guardi, gli ho detto io, lei è capitato proprio bene. Perché io ho un amico di Barco, gli ho detto, che è una frazione di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, che suona il clarinetto alla scala e in un gruppo di musica classica contemporanea con il quale ha girato il mondo è stato anche a San Pietroburgo e anche in Giappone, e quel mio amico lì, gli ho detto, che vive a Barco, in provincia di Reggio Emilia, poco lontano da Cavriago, è un mio amico che quando mi vengon dei dubbi sulla musica io gli telefono sempre e lui mi dice sempre delle cose interessanti non solo per la musica, ma anche per riflettere, se così si può dire, su come va il mondo e io una volta l’ho chiamato Ascolta, gli ho detto, dimmi la verità, il liscio, dov’è nato, gli ho chiesto, in Emilia, o in Romagna? E lui mi ha detto: Guarda, io credo che qui ci sia una diatriba che dura da anni. C’è chi sostiene che è nato qui, c’è chi sostiene che è nato là. Secondo me è nato da tutte e due le parti, mi ha detto quel mio amico.
Allora, ho detto a Mister Robinson, se dovessi darle un parere, io le direi che credo che qui ci sia una diatriba che dura da anni. C’è chi sostiene che è nato qui, c’è chi sostiene che è nato là. Secondo me è nato da tutte e due le parti.