La cosa più originale che ho visto nella mia vita

giovedì 27 Giugno 2019

Giacomo Leopardi, quando comincia, in Italia, la voga della parola ‘originale’, nel senso di un individuo che non assomiglia a nessun altro, solo a se stesso, e che ha dei comportamenti singolari, o singolarissimi, Giacomo Leopardi scrive che, a guardarsi intorno, lì, nell’Italia dell’ottocento che conosceva lui, c’erano soltanto degli originali.
Erano tutti originali, i contemporanei di Leopardi.
Di conseguenza, scrive Leopardi, qualcuno che lo fosse veramente, originale, avrebbe dovuto essere uno che non fosse originale per niente.
Infatti.
Io, per esempio, quand’ero un ragazzo, che avevo quindici anni, per rendermi un po’ più originale avevo cominciato a fare la cosa che facevano, nel 1978, tutti i quindicenni che volevano fare gli originali: mi ero messo a fumare.
Mi ero sforzato un po’, i primi tempi, poi ci ero riuscito.
Dopo, quando di anni ne ho avuti 48, nel 2011, per rendermi un po’ originale, avevo fatto la cosa che allora facevano tutti, i quarantenni che volevano essere originali: avevo smesso di fumare. Mi ero sforzato moltissimo, e ci ero riuscito.
A pensarci, forse è proprio così: tutte le volte che ho avuto l’impulso a essere un ‘originale’, ho fatto delle cose uguali a quel che facevano tutti i miei coetanei che avevano, come me, la stessa pulsione a distinguersi.
Se devo pensare alla cosa più originale che ho visto nella mia vita, è stata mia nonna.
Era un periodo che ci abitavo, con mia nonna, e un pomeriggio, lei è entrata all’improvviso nella stanza dov’ero, io non me l’aspettavo, e l’ho vista, l’ho vista davvero, senza il suo imballaggio da nonna: per qualche secondo non l’ho riconosciuta e l’ho vista, e mi sono accorto che era una donna, con il sangue che le pulsava nelle vene, e è stata la cosa più originale che ho visto nella mia vita, ma non era originale lei, era il mio sguardo, che, impreparato, l’ha guardata come se la vedesse per la prima volta.
Un poeta russo, Osip Mandel’stam, scrive: «E il cielo, il cielo è il tuo Buonarroti».
Il cielo, che c’è tutti i giorni, dappertutto, a guardarlo bene, a tirar fuori quello sguardo lì, da poeta, a farsi crescere dentro la pancia una piccola macchina per lo stupore, è come un Buonarroti.
Originale.

[Articolo uscito sul numero di Uomo Vogue che è in edicola]