La ballata di un soldato
Ho visto un film, del 1959, di Grigori Ciukhrai, La ballata di un soldato.
È ambientato durante la seconda guerra mondiale è c’è un militare, un telefonista diciannovenne, al quale succede, per caso, di colpire due carri armati tedeschi, e invece di una decorazione lui chiede di potere andare un giorno in licenza, e gli viene concesso: due giorni di viaggio per andare, un giorno di licenza, due giorni di viaggio per tornare.
Il telefonista fa le valigie e fin da subito, prima stazione dei treni, per aiutare uno che ha perso una gamba e che non sa se tornare da sua moglie oppure no, perde un paio di treni, e si trova a un certo momento in una stazione intermedia a dover chiedere un passaggio su un treno militare.
La sentinella gli dice che non si può, che il carico (del fieno) è considerato carico strategico e che il tenente che dirige il treno è una belva. Però quando vede che il ragazzo ha della carne in scatola, gliene prende una scatola e lo fa montare.
Alla stazione successiva monta sul vagone, di nascosto, una ragazza, e a quella dopo ancora la sentinella se ne accorge, e dice alla ragazza che il carico è strategico e il tenente è una belva e adesso lui la fa andare alla corte marziale (o qualcosa del genere). Allora il telefonista prova a intercedere per la ragazza e offre alla sentinella altre due scatole di carne in scatola, e la sentinella se ne infila una dentro il cappotto e l’altra la prende in mano e sta per chiudere il vagone quando sul vagone entra il tenente che chiede al telefonista cosa ci fa lì.
Il telefonista gli racconta dei carri armati tedeschi, della licenza premio e il tenente gli dice Sì, bravo, vai pure. Poi chiede della ragazza e il telefonista dice che la ragazza è con lui. Ah, dice il tenente, brava, vai pure. Poi vede che la sentinella ha in mano della carne in scatola, capisce cosa è successo e dà alla sentinella cinque, anzi, no, dieci giorni di rigore, e se ne va.
Al che la sentinella si volta verso i due e dice Cosa vi avevo detto? Una belva.