Intraprendere
Io quando arrivo nei posti, non so come mai, arrivo sempre mezz’ora prima.
Anche in stazione, per esempio, ma anche dal dentista, anche alle conferenze, anche agli appuntamenti, faccio sempre dei giri, bevo un caffè, entro in una libreria, per non presentarmi con mezz’ora di anticipo che se no la gente chissà cosa penserebbe. E è per quello, che quando mi dicono che sono un imprenditore, io penso sempre “Ma cosa dicono?”.
Non son mica un imprenditore, io.
Quando dicono intraprendere, poi. Quello lì è un verbo, intraprendere, diomemama.
Intrapresa è una parola, proprio.
«Ho messo su un’intrapresa».
«Cos’hai messo su?»
«Un’intrapresa».
«Ah. Bravo».
No no, a me, di intraprendere, non mi ha mai interessato: io, se non c’era mio babbo, l’intrapresa l’ha fatta mio babbo, io, se era per me, altro che intrapresa, io, se dovessi dire, sono più per lasciar perdere, che per intraprendere, figuriamoci se mi veniva in mente di intraprender qualcosa.
No no, io, al massimo, posso gestire. Salvare il salvabile, è il massimo che riesco a concepire di poter fare.
Per quello.
Cioè io, a me, per quello, mi piace arrivare in anticipo.
Cioè non che mi piaccia, ci arrivo.
[dalla Banda del formaggio, in preparazione]