Intervista

venerdì 19 Novembre 2010

La bicicletta e Bologna: in che rapporto sono?

Ho paura di non essere capace di risponderti tanto bene. Non sono un esperto né della bicicletta, né di Bologna. Ho scritto un romanzo, che si intitola A Bologna le bici erano come i cani, che voi molto gentilmente avete pubblicato (me l’avete commissionato, a dire il vero, se non l’aveste pubblicato sarebbe stato strano), ma, al di là del romanzo, e delle cose che si dicono dentro il romanzo, mi vien da dire che dei rapporti in generale tra Bologna, le bici (e i cani) io non so niente.

Quando sei in sella vedi le cose diversamente?

Anche qui, ho paura di non essere capace di risponderti bene. Per me la bicicletta è il mezzo che uso abitualmente: direi piuttosto che vedo le cose diversamente quando vado in macchina.

Ci racconti della luce sulla Via Emilia?

Dalla quarta di copertina: il fatto è che l’Emilia, nella mia testa, è una cosa, cioè un’idea, cioè un affetto, che non è che non ci sia differenza, ce n’è tanta, ma l’aria che tiene insieme le cose, la luce che vedi sulla via Emilia, a una cert’ora, che si inonda di luce, che ti acceca, non che non ci sia differenza, ce n’è tanta… ci siamo capiti.

Chi è Benito, il biciclista?

Benito è il protagonista del romanzo, un ex meccanico di biciclette che ha quasi ottant’anni e si veste sempre di un colore tra il grigio il nero che, qualche anno fa, chiamavano fumo di Londra.

La bicicletta può servire per dimagrire?

Credo che se non avessi la bicicletta peserei 120 chili.

Qual è stata la tua prima bicicletta e chi ti ha insegnato a pedalare?

Quando mia figlia ha imparato a andare in bicicletta io quel giorno lì ho pensato Ecco, questa cosa se la ricorderà per tutta la vita. Poi ho pensato che io, della mia prima bicicletta e di quando ho imparato non mi ricordo niente, e quindi forse neanche mia figlia.

[intervista della casa editrice Ediciclo]