In un villaggio del nord-est
La mia è stata una vita di grande vergogna.
Non riesco lontanamente a immaginarmi cosa significhi vivere la vita d’un essere umano. Nacqui in un villaggio del nord-est, e soltanto quando fui grandicello vidi per la prima volta un treno. M’arrampicavo su e giù dal ponte della stazione, totalmente ignaro che avesse la funzione di permettere alla gente d’attraversare i binari. Ero convinto che quel ponte fosse adibito a conferire ai dintorni un tocco d’esotismo, e a rendere la zona della stazione un luogo d’ameno diversivo, simile ai parchi giochi dei paesi stranieri. Rimasi in questo abbaglio moltissimo tempo, e arrampicarmi su e giù dal ponte fu per me uno svago veramente squisito. Lo giudicavo uno dei servizi più eleganti messi a disposizione dalle ferrovie. Quando più tardi scoprii che il ponte era un espediente utilitario e nulla più, persi ogni interesse.
[Osamu Dazai, Lo squalificato, traduzione dall’americano di Marcella Bonsanti, Milano, Feltrinelli 2009, p. 19]