In avanti

giovedì 18 Giugno 2009

Mi ricordo di un saggio di Trubeckoj, se non sbaglio, su Delitto e castigo, di Dostoevskij, dove Trubeckoj aveva contato quante volte, in Delitto e castigo, compare la parola russa vdrug, che significa improvvisamente, e era risultato che compariva più di quattrocento volte; c’erano più vdrug che pagine, nell’edizione di Delitto e Castigo consultata da Trubeckoj (il russo è una lingua più sintetica dell’italiano, e i russi le pagine dei libri le riempiono tutte: caratteri piccoli e margini stretti).
Sarebbe, forse, interessante, contare quante volte, nel romanzo di Antonio Scurati Il bambino che sognava la fine del mondo, compaiono le espressioni Da allora in avanti, Da allora in poi, Da quel momento, Da lì in avanti, Da quel momento in avanti, D’ora in avanti o D’ora in poi. Io credo perlomeno un’ottantina, che corrispondono a una decina di punti, all’interno del romanzo, in cui il mondo, a Bergamo, che è la città in cui il romanzo è ambientato, improvvisamente (vdrug) cambia direzione, si ribalta, si rivoluziona, come se si aprisse una nuova era. Era che però, poverina, è brevissima, perché dura poche pagine, fino al successivo Da allora in avanti, o Da allora in poi, o Da quel momento, o Da lì in avanti, o Da quel momento in avanti, o D’ora in avanti, o D’ora in poi. E niente. Ho finito di leggerlo oggi. Poi l’ho pesato. 470 grammi.

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