Il verbale

domenica 3 Giugno 2018

[Il verbale della riunione di Qualcosa, redatto da Domenico Arenella]

Riunione di Qualcosa, Bologna, Biblioteca Sala Borsa, 28/04/2018
h:15:00. Inizio la riunione. Portare i libri in tribunale.
Si riprende il discorso di Portare i libri in tribunale. L’idea è sempre quella di mettere in scena un processo al tribunale di Bologna, dove l’imputato è il personaggio di un romanzo, i giudici sono dei veri giudici e gli avvocati dei veri avvocati.
Paolo propone di processare Mersault, il protagonista dello Straniero di Camus. Dice anche che un altro personaggio che aveva pensato come imputato è Hans Schnier, il protagonista di Opinioni di un clown di Heinrich Böll; ma poi gli è venuto in mente che è difficile capire qual è la colpa di Schnier, che a parte il fatto di essere una specie di parassita è l’unica persona normale in tutto il romanzo. Altri libri che Paolo porterebbe volentieri in tribunale sono Chadži-Murat di Tolstoj e Un eroe dei nostri tempi di Lermontov. Ma si tratta di testi poco noti al grande pubblico e per questo motivo forse non sono molto adatti allo scopo. Dall’assemblea arrivano anche altre proposte, tra cui le Anime morte di Gogol le Benevole di Littel. Paolo dice che questi due sono libri belli ma un po’ troppo lunghi e che siccome per preparare la messa in scena si dovrà chiedere a dei giudici e degli avvocati di leggere il libro, sarebbe meglio non imporre loro un impegno troppo gravoso.
Si discute del ruolo dei lettori. Ci si chiede se dovranno deporre solo come testimoni o se avranno anche un ruolo nel decidere la sentenza, cosa che succede in parte anche in Italia in alcuni processi per reati come l’omicidio, dove è prevista in corte d’assise la presenza di una giuria popolare. Un’altra proposta è che i lettori intervengano per difendere o accusare i personaggi, come succede ad esempio negli incontri di Pugilato letterario, anche se negli incontri di pugilato letterario il bersaglio da colpire non è tanto il singolo personaggio ma il libro in generale. Dalla discussione su questo specifico punto a ogni modo viene fuori che secondo l’assemblea la soluzione migliore è quella più semplice, cioè utilizzare i lettori solo come testimoni del processo.
Si discute anche se si debba mettere in scena un processo per un crimine che il personaggio ha realmente commesso, oppure se si debba fare più una specie di processo morale sulle qualità umane del personaggio, come è stato fatto a Bisceglie per Madame Bovary. Per rendere più verosimile la cornice del tribunale, l’assemblea ritiene che sia meglio fare un processo vero e proprio che prevede un reato. Anche a questo proposito Lo straniero di Camus sembra fare proprio al caso nostro. Domenico chiede però se non è un problema il fatto che il processo a Mersault i magistrati glielo fanno già nel romanzo. Paolo dice che secondo lui non importa, perché si tratta di un procedimento svoltosi in Algeria negli anni 50, cioè molto lontano e tempo fa, quindi il caso, secondo lui, può essere tranquillamente riaperto dal tribunale di Bologna. Paolo ricorda per inciso che esiste anche un libro di uno scrittore algerino che è una specie di spin off dello Straniero, e che racconta la stessa storia dal punto di vista del fratello dell’arabo ammazzato da Mersault.
A seguito della discussione sopra riportata l’assemblea decide all’unanimità che il libro da portare in tribunale è lo Straniero di Camus.
Deciso quale sarà il libro, Paolo parla dell’organizzazione del processo. Dice che le cose sono a buon punto: gli avvocati ci sono e i lettori si troveranno facilmente; bisogna solo trovare i magistrati disposti a partecipare e vedere se il tribunale di Bologna offre uno spazio. Poi bisognerà pubblicizzare anche l’evento.
15:23. Le copertine. Paolo mostra due proposte per la copertina del numero 3 (cioè il primo) di Qualcosa, disegnate da Stefano. Le copertine sono simili, ma a Paolo piace di più quella più semplice, cioè quella senza la banda rossa laterale.
Paolo vorrebbe proporre quella, ma più di un partecipante dice che l’altra è più bella. Si decide dunque di mettere la questione ai voti. L’assemblea vota a favore della copertina con la banda rossa laterale. Paolo, messo in minoranza, accetta ufficialmente il verdetto, anche se poi cerca con lo sguardo Matteo Girardi, che ha votato anche lui per la copertina più semplice, e i due dicono “Poi vediamo”.

15:30. Mantova. Paolo conferma che molto probabilmente il numero 3 di Qualcosa sarà presentato in anteprima a settembre al Festival della letteratura di Mantova anche se uscirà nelle librerie il mese successivo. La rivista potrà essere comprata già durante il Festival e costerà 12 euro (ci saranno degli sconti per i soci di To soréla enterteinment). Dice che in occasione del Festival sarebbe bello preparare un totem di cartone con l’immagine della bambina stilizzata che è il simbolo di To soréla entertainment. Di fianco al totem si potrebbero fare delle videoriprese delle letture dei brani della rivista fatte dagli autori, che poi potrebbero essere pubblicate sul sito.
15:41. La bozza del numero 3. Il numero 3 di Qualcosa è quasi completato, ma che c’è ancora spazio per qualche modifica e per l’inserimento di qualche pezzo nuovo. Paolo annuncia che ci sarà un’ultima riunione ridotta all’Ateliersì di Bologna, dove si discuteranno gli ultimi ritocchi alla bozza in vista della pubblicazione. La riunione plenaria in Sala Borsa si terrà invece dopo l’uscita del numero 3, presumibilmente a ottobre.
15:50. Materiale inviato di recente. I – Svocabolario.
Si leggono alcuni tra gli ultimi brani giunti all’attenzione della redazione di Qualcosa. Paolo comincia leggendo alcune definizione tratte dallo Svocabolario di Giancarlo Tramutoli. Tra queste ci sono: fike news, leadersheep, mavaffancool, milfie, pompe funebri, whatsappare. A Paolo le definizioni di Tramutoli piacciono (in particolar modogli piace mavaffancool che vuol dire, secondo Tramutoli, “esortare qualcuno a fare il fico altrove”) ; secondo lui se ne potrebbe inserire qualcuna nel numero 3 di Qualcosa. Domenico dice che l’idea dello svocabolario gli ricorda un po’ l’etimologiario di Maria Sebregondi, Giorgio dice che secondo lui la definizione di pompe funebri (“sesso orale con esito letale”) è un po’ datata, e nota che nello svocabolario di Tramutoli ci sono anche dei neologismi. Giorgio dice che con i neologismi bisogna capire cosa fare perché “se valgono i neologismi allora vale tutto”.
15:57. Cose tolte. Paolo fa sapere ai presenti che dalla bozza del numero 3 di Qualcosa è stato tolto il pezzo di Nicoletta ispirato alla canzone Non amarmi. Questo perché Nicoletta si è accorta che il pezzo girava intorno all’incomprensione di una frase del testo (Non amarmi perché vivo a l’ombra che nella percezione dell’ascoltatore diventava Non amarmi perché vivo a Londra) che si ritrova uguale in un frammento di un libro di Francesco Piccolo. Altre proposte di cui si era discusso in passato e che non finiranno per il momento nella rivista sono: 1) le note biografiche tratte dalle quarte di copertina, che dovevano formare una specie di Storia della letteratura italiana contemporanea; 2) le recensioni degli utenti comuni di portali come IBS e Amazon raccolte per il progetto Critica popolare.
16:05. Materiale inviato di recente. II – Arnoldo Foà.
Paolo legge un pezzo intitolato Suggestione, scritto da [Elena?], che si basa su un curioso scambio di persona che vede il religioso socialmente impegnato Don Gallo esser preso per l’attore Arnoldo Foà da un uomo appassionato di teatro e grande fan di Arnoldo Foà. A Paolo il brano piace molto, dice che potrebbe essere catalogato anche come una brutta figura. Secondo lui si potrebbe anche intitolare Arnoldo Foà, al posto di Suggestione; Domenico controbatte dicendo “oppure Don Gallo”, ma la sua proposta è inaccettabile perché spoilererebbe malamente il finale. Al di là del titolo, il pezzo piace a tutti e per questo si decide di introdurlo nel numero 3 di Qualcosa. L’unica cosa che secondo Paolo non va bene in questo pezzo è il breve passaggio dove compare, un po’ fuori contesto, una mano “grande come quella di Gianni Morandi”. Paolo dice che se tutti sono d’accordo secondo lui sarebbe meglio tagliarla questa mano. L’assemblea dà il suo consenso a procedere con l’amputazione.
16:15. Materiale inviato di recente. III – Sapodismi pendolari e poster leggibili anche da lontano. Paolo dopo aver riassunto di nuovo il concetto di sapodismo legge un brano sapodista di Elena Cardella che tratta delle difficoltà che si incontrano a scrivere un intero romanzo su un treno per pendolari avendo a disposizione solo pochi minuti di viaggio al giorno.
A proposito di sapodismo, Paolo ricorda che nelle pagine centrali del primo numero di Qualcosa (cioè il numero 3), problemi tecnici consentendo, ci sarà un poster estraibile che riporterà un breve testo stampato a caratteri molto grandi in modo da essere leggibile anche da lontano. Il testo scelto per il poster probabilmente sarà il Manifesto del sapodismo di Diego Finelli. In un primo momento si era pensato di mettere nel poster il racconto La caloscia dello scrittore russo Zoščenko, ma poi ci si è resi conto che si trattava di un brano troppo lungo per essere decifrato anche a distanza.
16:15. Materiale inviato di recente. IV – Trottolini amorosi dudu e Una vecchia canzone italiana dadada. Giorgio legge due suoi pezzi ispirati ad alcune canzoni di musica italiana. Uno ha per argomento il Festival di Sanremo del 1990, e in particolare la canzone Vattene amore (interpretata dal M° Amedeo Minghi e da Daniela Miglietta, in arte Mietta), ossia quella con il famoso ritornello “trottolino amoroso dudu dadada”; l’altro, che secondo Giorgio è meno bello del primo, parla invece invece della generosa performance de La squadra Italia, la nutrita formazione canora composta da Giuseppe Cionfoli Lando Fiorini Jimmy Fontana Rosanna Fratello Wilma Goich Mario Merola Gianni Nazzaro Nilla Pizzi Toni Santagata Manuela Villa (figlia di Claudio) e Wess, che si è aggiudicata il penultimo posto al Festival di Sanremo del 1994, grazie alla canzone Una vecchia canzone italiana. Paolo confessa che non gli è piaciuto il modo in cui Giorgio ha urlato “Dio delle città e dell’immensità” mentre citava il brano Uomini soli dei Pooh, ma in compenso dice che i pezzi scritti da Giorgio sono entrambi belli e hanno un piglio da critico letterario che funziona. Dice che se c’è abbastanza spazio potrebbero finire entrambi nel numero 3 di Qualcosa, altrimenti si sceglierà quale dei due mettere nella rivista (all’assemblea piace di più il secondo).
16:30 – 16:45 Pausa
16:46 – Materiale inviato di recente. V – Parcheggi e rosari. Matteo Girardi legge un brano pensato per il secondo numero di Qualcosa (numero 7), numero che probabilmente avrà dei testi dedicati ai genitori e alle persone care. Il pezzo di Girardi parla, tra le altre cose, di una madre che ha preso la patente dopo i quaranta e che non sapendo mai dov’è parcheggiata la macchina chiede aiuto per ritrovarla al figlio, o in alternativa ai vigili e al Padreterno (per mezzo di un rosario). Paolo trova il pezzo molto bello, ma siccome non gli piace il finale, troppo monco a suo giudizio, ne propone uno tutto suo, nel quale si fa un riferimento esplicito alla cugina di Girardi e alle sue nozze con un avvocato molisano.
16:46 – Materiale inviato di recente. VI – Bologna, Rimini, lipogrammi e impotenza contestuale. Andrea Castagnini legge un suo brano dedicato alla città di Bologna in cui si rievocano alcuni ricordi personali legati capoluogo emiliano (che è sempre Bologna). Secondo Paolo il pezzo di Andrea funziona, anche se in alcuni punti rende in maniera troppo manifesta il suo amore per Bologna.
Filippo legge un suo pezzo in cui si parla di gravidanze ipotetiche e di una bambina che forse si potrebbe chiamare Celeste. Paolo dice che il brano è molto bello, anche se è scritto con uno stile troppo lontano rispetto a quello cui è improntato Qualcosa. Chiede a Filippo se ha altro da leggere. Filippo dice di sì e legge un suo lipogramma in “i” dal titolo Rimini. Il lipogramma piace a tutti e si decide di includerlo nel numero 3 di Qualcosa. Filippo però apporterà alcune piccole modifiche al testo; questo perché qualcuno dall’assemblea gli ha fatto notare che per come è scritto ora il suo lipogramma potrebbe sembrare una citazione di una vecchia poesia di Rocco Tanica che ha lo stesso titolo (Rimini) ed è tutta scritta con le i, e Filippo non vuole che si pensi a una relazione tra i due testi.
Paolo legge un brano dal titolo Contesto, di Diego Finelli. Il testo di Finelli parla, tra le altre cose, di un fotomodello-bancario che non si capisce se è di Roma o di Bologna e di altri fotomodelli di provenienza sconosciuta che a loro (forse) insaputa prestano il volto a campagne pubblicitarie imbarazzanti come quella il cui slogan recita: “problemi di erezione? sei tu la soluzione”. Finelli, che non è presente alla riunione, ha avvertito Paolo che il suo testo è già comparso in un’altra pubblicazione; siccome il pezzo piace, la cosa non è un problema e sarà pubblicato anche da Qualcosa.
17:15 SempreMai
Prima di chiudere la riunione Paolo ricorda che il numero 3 di Qualcosa inaugurerà le pubblicazioni di una neonata casa editrice romana, che ha deciso chiamarsi Sempremai (che è un vecchio avverbio che vuol dire sempre sempre). Sempremai pubblicherò testi di narrativa italiani, e potrebbe essere considerata come un punto di riferimento per gli autori che partecipano alla redazione di Qualcosa.
Paolo dice che sarebbe bello se Sempremai si dedicasse anche al repêchage di vecchi libri scomparsi dai cataloghi degli editori italiani. Secondo lui ci sono libri molto belli che sono da tempo irreperibili e che meriterebbero di essere ripubblicati, come ad esempio le storie poliziesche contenute nelle raccolte Racconti da una tasca e Racconti dall’altra tasca dello scrittore cecoslovacco Karel Čapek; Paolo aggiunge però che con il repêchage bisogna stare attenti, perché in genere se un’opera viene tolta da un catalogo è perché anche se è bella ci sono poche persone che la comprano.
17:27 Fine riunione
E con questa osservazione originale, finisce anche questa riunione di Qualcosa. La prossima riunione, a data da destinarsi.