Il suo mestiere
Questa settimana la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha detto che «l’uso del linguaggio è una scelta politica, e non è giusto che donne che svolgono un ruolo non debbano avere un riconoscimento di genere anche nelle parole che le definiscono». Cioè, per esempio: se una donna facesse il muratore (che sembra una cosa strana, ma quando son stato in Russia ho visto parecchie donne che lo facevano) non bisognerebbe dire muratore, ma muratrice, se interpreto bene il pensiero della Boldrini. E se una donna facesse il facchino, per esempio, non bisognerebbe dire facchino, ma facchina. E se una donna facesse il becchino, e magari ce ne sono, che lo fanno, non bisognerebbe dire becchino, ma becchina, se interpreto bene il pensiero della Boldrini.
Adesso io, il mio mestiere, quando mi chiedono che mestiere faccio io dico che scrivo del libri, perché non mi suona molto bene la parola scrittore, che è la parola che è scritta nella mia carta d’identità alla voce: professione. Però mi ricordo una scrittrice, della quale adesso mi sfugge il nome, la moglie di quell’attore, lì, come si chiama, Castellitto, che lei, ecco, Margaret Mazzantini, adesso mi son ricordato, ecco lei, la Mazzantini, io l’ho sentita una volta per radio che diceva «Io, come scrittore»; e mi ricordo quand’ero in Russia, nel 1995, c’era un gruppo di studentesse di architettura che dopo tre giorni che ci vedevamo una di loro mi ha detto «se mi chiami ancora una volta architetta ti do un pugno», nel senso che voleva essere chiamata architetto, con la o; allora, mi viene da chiedermi, chi ha ragione, han ragione quella studentessa di architettura e la Mazzantini o ha ragione la Boldrini? E mi vien da rispondermi che non ha ragione nessuno, cioè che han ragione tutti, perché secondo me non c’è un modo giusto e un modo sbagliato di parlare, tutti i modi son belli, e il più bello di tutti è forse quello più usato, e forse davvero quando si parla val più la pratica della grammatica, come si dice, e l’unica cosa che forse è sbagliata, in questo campo, è dire quel che si può e quel che non si può fare, assumere quell’atteggiamento lì che ha la Boldrini di volere educare gli altri. Io, per quello che conto, e conto pochissimo, dalla Boldrini vorrei che facesse bene il suo mestiere, che è presiedere la camera dei deputati, non che mi venisse a insegnare come parlare, che di parlare ho l’impressione di esser capace anche senza i consigli della Boldrini, che con i suoi interventi da presidente della camera, però, terza carica dello Stato, una cosa buona la fa, secondo me, conferma un’idea dello scrittore americano Kurt Vonnegut, che nel suo libro Un uomo senza patria scrive (nella traduzione di Martina Testa): «C’è un tragico difetto nella nostra preziosa Costituzione, e non so come vi si possa rimediare. È questo: solo gli scoppiati vogliono candidarsi alla presidenza. Ed era così già alle superiori. Solo gli alunni più palesemente disturbati si proponevano per fare i rappresentanti di classe».
[uscito ieri su Libero]