Il suo deretano pare una mela

mercoledì 22 Agosto 2018

Puškin era un «artista in piena forza» e la curiosità continua, vuota, lo stancava, le «chiassose chiacchiere» lo incattivivano. La sua posizione nella società ricordava ciò che egli aveva descritto a Del’vig in una lettera da Malinniki: «I vicini vengono a guardarmi come se fossi il cane [ammaestrato] Munito». Più avanti aveva raccontato la trovata di Poltorackij, il padre di Anna Kern, che aveva convinto i bambini a farsi invitare perché «là ci sarebbe stato Puškin, costui è tutto di zucchero e il suo deretano pare una mela, che verrà tagliata a spicchi e distribuita a tutti. I bambini sono corsi tutti a leccarmi, ma quando si sono accorti che non ero di zucchero ci sono rimasti male».

[Jurij Michajlovič Lotman, Puškin, traduzione di Francesca Fici Giusti, Padova, Liviana 1990, p. 143]