Il quotidiano ideale

venerdì 7 Giugno 2013

Un testo goffo e un po’ pretenzioso

discorso sui quotidiani

e sul Fatto quotidiano

pronunciato al Fuori orario

alla festa del fatto quotidiano

il 7 giugno del 2013 (inizio)

 

Buongiorno. Vi ringrazio per l’invito, anche se sono un po’ in imbarazzo per l’argomento perché io, dei quotidiani, e anche del fatto quotidiano, è un argomento, devo dire, che, praticamente, non ne so niente. Mi rendo conto che può sembrare una cosa strana, il fatto che uno fa un discorso su un argomento che non ne sa niente, e ancora più strano potrebbe sembrare il fatto che l’argomento, per questo discorso, non è che me l’ha dato qualcuno, l’ho scelto io. Cioè qualcuno potrebbe chiedersi perché scelgo di fare un discorso su un argomento che non ne so niente. Eh, per via che io, una cosa che mi piace moltissimo, è il niente; cioè io non ascolto molta musica, ma uno dei miei pezzi musicali preferiti è un pezzo di un compositore americano che si chiama John Cage che si intitola 4’ 33” e sono quattro minuti e trentatré secondi di silenzio; a me mi piace talmente, questa cosa qua, il niente, quando non c’è niente da dire, o quando non si sa cosa dire, o quando non si sa cosa fare, o quando non si vede niente, o quando non si capisce niente, o quando non si sente niente, o quando non si riesce a dormire, o quando non si vuole mangiare: le astensioni di tutti i tipi, le scene mute, le fotografie senza pellicola, le macchine che restano senza benzina, i sans papier, i sanculotti, i frigo vuoti, i film muti, i buchi neri, la menopausa, le notti in bianco, quando si cerca in tutte le tasche e non c’è neanche una sigaretta; i digiuni, gli anestetici, gli astemi, gli anoressici, gli scioperi; le pianure, le steppe, i deserti, la siccità, la crisi energetica, i black out, gli annulli filatelici, le amnesie, la crescita zero, le tinte unite. La calvizie, la sterilità, il celibato e il nubilato, l’inappetenza e l’incontinenza, il buio, il silenzio, il niente, il nulla, a me mi piace talmente che una volta ho organizzato un convengo, sul niente, 6 ore di conversazione sul niente con dodici relatori e il convegno inspiegabilmente ha anche avuto un discreto successo tanto che l’abbiamo rifatto due volte, una volta a Ravenna una volta a Bologna e l’ultima volta, a Bologna, uno dei relatori era un editore di Faenza  che ci ha raccontato che da giovane era innamorato di una ragazza che l’aveva iniziato alla pratica politica di estrema sinistra e l’aveva costretto, in un certo senso, a leggere Marx, Lenin, Mao, e dopo un po’ questa ragazza l’aveva lasciato e si era sposata, con un portiere (di calcio) democristiano e aveva fatto 3 figli nel giro di pochissimi anni. Questa vicenda, ci ha raccontato questo editore, ha generato l’idea di un libro che è diventato il suo bestseller, della sua casa editrice, libro che si intitola Tutto quello che gli uomini sanno delle donne, ed è un libretto di un centinaio di pagine tutte bianche, che ha venduto più di centomila copie, appena uscito la CGIL di Milano, da sola, ne ha ordinate 8.000 copie, che lo regalava ai suoi associati, e anch’io, all’epoca, sarà stato il 1990, l’avevo trovato sul bancone della Feltrinelli di Parma e l’avevo comprato, e quell’editore di Faenza, però, dopo un po’ si era stancato di farlo. Gli sembrava poco serio vendere tante copie di un libro su cui non c’era scritto niente e venderne meno di libri su chi c’erano scritte delle parole che a lui piacevano molto ma a me, devo dire, quel libro lì a me continua a sembrarmi un libro bellissimo, e, per venire al tema del nostro discorso, se devo pensare a un quotidiano ideale, per me un quotidiano con tutte le pagine bianche devo dire mi piacerebbe moltissimo, che uno può scriverci quello che vuole, io sarei disposto anche a comprarlo, non tutti i giorni, probabilmente, ma avere davanti della carta bianca, esser di fronte a questo nulla a me sembrerebbe un modo bellissimo di cominciar la giornata, che meraviglia, sarebbe, e è una di quelle cose che a me vien da pensare che son così belle che non succederanno mai, mi vien da dire, e con questo avrei detto tutto quel che avevo da dire dei quotidiani e del fatto quotidiano però devo parlare venti minuti, non siam neanche a tre, allora dirò qualcosa non come esperto di quotidiani, né come lettore di quotidiani ma come scrittore, su quotidiani, e in particolare voglio parlare di tre esperienze, quella con la Gazzetta di Parma, quella con Repubblica, e quella con il fatto Quotidiano, che sono tre dei quotidiani coi quali ho collaborato ce ne sono anche altri che sono Il manifesto, Libero, il foglio, il Corriere della sera e il sole 24 ore se dovessi parlare di tutti altro che diciassette minuti, ci vorrebbero delle ore.