Il mondo è pieno di gente che sta a casa – 11
Il fine settimana tra il 10 e il 12 agosto, non mi è successo molto, devo dire. Le solite cose: ho lavorato, ho corso. Ho finito di leggere Il giocatore, di Dostoevskij. Che mi è dispiaciuto. Ho comprato una tavoletta per il mio vater. E basta. Quindi questo diario, oggi, potrebbe anche finire qui. Solo che, il 10 di agosto, venerdì, mi è successa una cosa strana. Ero alla Coop di via Andrea Costa, a Bologna, ho sentito una voce che interrompeva quelle canzoni lì che ci sono nei supermercati, che nei supermercati, in questi ultimi anni, ci son sempre delle canzoni che io mi son sempre chiesto se un cantante, un cantautore, che magari nella sua canzone ha parlato di una cosa che gli è successa che l’ha fatto magari stare anche male, io mi son sempre chiesto «Ma non gli dispiace, ai cantautori, che la loro musica sia suonata nei supermercati?».
Mi viene in mente, non so, Brel, La chanson des vieux amants, che ne ha fatto una versione italiana Battiato, quando dice «Mio amore, mio dolce mio meraviglioso amore, dall’alba chiara fin che il giorno muore ti amo ancora, sai, ti amo; so tutto delle tue magie, e tu della mia intimità, sapevo delle tue bugie, tu delle mie tristi viltà; so che hai avuto degli amanti, bisogna pur passare il tempo, bisogna pur che il corpo esulti, ma c’è voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti» che è una cosa che mi commuove a me, figuriamoci a Battiato, che l’ha cantata, e figuriamoci a Brel, che l’ha scritta, non gli dispiace, ai cantautori, un uso così della loro cose?
Mi dispiace a me, sentire una cosa del genere, mentre compro magari la lettiera dei gatti, sarebbe come se, non so, per esempio, da un gommsita ci scrivessero l’inizio di Anna Karenina sulle pareti: «Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo».
Secondo me, non che abbia niente contro i gommisti, ci mancherebbe, i gommisti mi sono simpatici, per non parlare dei supermercati, però, quello che volevo dire, che Tolstoj, secondo me non sarebbe molto contento, che, da un gommista, ci scrivessero l’inizio di Anna Karenina, non è il suo posto, i gommisti, sui muri, ci metton delle altre cose, anche se, a pensarci, non è quella la cosa che mi è successa, la cosa che mi è successa è che lì, alla Coop di via Andrea Costa, a Bologna, il 10 di agosto, c’era una canzone, non mi ricordo che canzone era, a un certo punto è stata interrotta da un avviso che diceva che la signora Franca era pregata di recarsi immediatamente nell’ufficio distrazioni.
Che io, subito, «Distrazioni? In che senso distrazioni?», mi sono chiesto. Dopo ho capito. Voleva dire Furti. E mi son ricordato di una volta che, ero in stazione, avevo sentito un annuncio, anche lì, che diceva che era cambiato l’orario di apertura dell’ufficio oggetti ritrovati. E io c’ero rimasto malissimo, che l’ufficio oggetti smarriti era diventato ufficio oggetti ritrovati, non so perché, e la stessa cosa l’altro giorno con l’ufficio distrazioni, che Distrazione è proprio una bella parola, e anche Furto, ma se si usano una al posto dell’altra, se invece di dire «M’han derubato», si dice «M’hanno distratto», non è la stessa cosa, pensavo il 10 di agosto. E mi è venuto in mente un mio amico che dice che tra qualche anno quegli eufemismi che hanno sostituito delle parole che, quando eravamo piccoli noi, non avevano niente di offensivo, come Cieco o Handicappato, che sono state sostituite da Non vedente o Diversamente abile, ecco queste espressioni, Non vedente e Diversamente abile, tra qualche anno saranno considerate offensive e saranno sostituite da espressioni ancora più eufemistiche e allora anche Distrazione sarà considerato un modo troppo diretto di dire le cose, non starà bene, dire distrazione, e si troverà un eufemismo ancora più eufemistico e io mi ricorderò con nostalgia di quando, al supermercato, c’era l’ufficio distrazioni, e mi verrà da pensare che le cose andranno sempre peggio e prevederò un futuro molto triste finchè non mi succederà qualcosa che mi cambierà l’umore come quello che mi è successo domenica 12 agosto, che mi si era rotta la tavoletta del vater, sono andato all’Ikea, ne ho comprata un’altra, l’ho montata da solo, non pensavo di esser capace, invece è facile, ho scoperto, e quando io faccio una cosa che non pensavo di esser capace e ci riesco, mi viene un umore che poi, quel giorno lì, dopo, ho anche finito di leggere Il giocatore, e quando ho finito di leggere Il giocatore mi è venuto un dispiacere che è uno di quei dispiaceri che tutte le volte che ho sentito un dispiacere simile, nella mia vita, son stati dei momenti bellissimi, perché voleva dire che avevo letto un gran bel libro e io, nella mia vita, praticamente, quello che ho fatto, la maggior parte del tempo, andare a cercare quei dispiaceri lì.
[uscito ieri sul foglio]