Il meglio della fantascienza sovietica

domenica 23 Aprile 2017

I primi scrittori a cui penso quando penso a Arkadij e Boris Strugackij, gli autori di Un miliardo di anni prima della fine del mondo, che, tradotto da me, è appena uscito per Marcos y Marcos, sono Il’f e Petrov e Fruttero & Lucentini.
Il’ja Il’f e Evgenij Petrov, autori di due straordinari romanzi del primo novecento russo, Le dodici sedie e Il vitello d’oro, perché, come Arkadij e Boris Strugackij, scrivevano insieme, e a chi chiedeva loro: «Ma come fate a scrivere insieme?», rispondevano: «È facile, facciamo come facevano i fratelli Goncourt»; Carlo Fruttero e Franco Lucentini perché, quando mi vien da pensare che i libri che mi piacciono sono quasi sempre dei libri che vendono poco, e ogni tanto lo penso, e che i libri che si trovano in cima alle classifiche sono quasi sempre dei libri che a me non piacciono, e ogni tanto lo penso, mi vengono in mente La donna della domenica e A che punto è la notte, di Fruttero & Lucentini, che sono due libri che sono stati in testa alle classifiche e sono scritti con una cura, con una perizia, che rileggerli è forse ancora più bello di quanto è stato bello leggerli.
Lo stesso discorso, per quel che mi riguarda, vale per Arkadij e Boris Strugackij e per il loro Picnic sul ciglio della strada, il romanzo al quale si è ispirato il regista Andrej Tarkovskij per il suo straordinario Stalker, e per questo Un miliardo di anni prima della fine del mondo, che ha mosso il regista Aleksandr Sokurov a realizzare Dni zatmenja (I giorni dell’eclisse), film che, nel 2000, è stato inserito, dall’associazione dei critici russi, tra i cento migliori film russi di sempre.
Arkadij e Boris Strugackij, nati rispettivamente nel 1925 e nel 1933, sono i principali rappresentanti di un genere letterario che non dovrebbe avere, oggi, molti estimatori, in Italia: la fantascienza sovietica. Se consigliassi a qualcuno di leggere Un miliardo di anni prima della fine del mondo perché è un ottimo esempio della qualità della fantascienza sovietica, non credo che farei un gran servizio al libro. Non voglio dire che la fantascienza sovietica non abbia dato risultati notevoli (anche a me, che non sono un grande lettore di fantascienza, vengono in mente il terribile Noi di Evgenij Zamjatin e l’incantevole Storia di capodanno, di Vladimir Dudincev, per esempio), voglio solo dire che una fascetta: «Il meglio della fantascienza sovietica» non credo sarebbe una fascetta che convincerebbe molti lettori a prendere in mano questo romanzo.
Ma il fatto è che questo Miliardo di anni prima della fine del mondo, così come il precedente Picnic sul ciglio della strada, è un romanzo di fantascienza che non sembra un romanzo di fantascienza, e che può essere letto con passione anche da chi, come me, non ha nessuna competenza scientifica particolare.
Il romanzo, scritto tra il 1973 e il 1974, è ambientato in un condominio della periferia di Leningrado, l’attuale San Pietroburgo, un condominio probabilmente simile al condominio in cui ha vissuto Boris Strugackij fino alla sua morte, nel 2012 (Arkadij è morto nel 1991), poco distante da quella che, nel 2014, è stata chiamata Piazza fratelli Strugackij, all’incrocio tra il Moskovskij prospekt e ulica Frunze.
Dentro questo condominio che uno si immagina come un condominio sovietico degli anni settanta, con delle cose che ormai non ci dovrebbero essere più nemmeno là in Russia, come, sul pianerottolo, la condotta di scarico delle immondizie, succedono delle cose fantascientifiche, cioè cose che uno si immagina succederanno in futuro ma che, allo stesso tempo, appartengono al vissuto di tutti noi, come il fatto che, quando stai per fare una cosa a cui tieni molto, cominciano a succedere delle cose che sembra che qualcuno voglia impedirti di farla.
Arkadij e Boris Strugackij, in Un miliardo di anni prima della fine del mondo, dicono che è vero, c’è qualcuno che vuole impedirci di fare le cose a cui teniamo molto, e per rispetto di chi vuol leggere il libro non dirò qui chi è ma lo so, perché nel libro c’è scritto e, vi avviso, saperlo non fa molto piacere.
Fa talmente poco piacere che l’editore sovietico che aveva commissionato il romanzo, e che aveva pagato un anticipo adeguato alle vendite degli Strugackij, che vendevano molto, aveva poi chiesto agli autori di spostare l’ambientazione, «magari negli Stati Uniti», e quando loro avevano rifiutato aveva rinunciato sia all’anticipo che al romanzo (che era poi uscito qualche mese dopo, a puntate, su una rivista con un nome che mi sembra bellissimo: “Znanie – sila” Conoscenza-forza).
Io, devo dire, un po’ capisco quei censori sovietici, perché questo romanzo degli Strugackij è un libro con dentro delle cose che un po’ fanno pensare un po’ fanno stare male, come questa frase: «Voi siete talmente soli che non avete nemmeno nemici». Condizione terribile, e nostra, mi viene da dire.

[Uscito ieri su Tuttolibri]